Ieri il Tribunale Penale Internazionale per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia ha assolto i due ex Generali Croati Ante Gotovina e Mladen Markač, accusati di crimini contro l’umanità nei confronti della popolazione Serba della Krajina durante l’operazione tempesta nel luglio 1995.
La giornata di ieri è stata, senza troppi giri di parole, grottesca. Gotovina è tornato a Zagabria, dove più di 100.000 persone hanno voluto festeggiare la sua liberazione, inalberando bandiere Croate e scandendo, oltre al nome del Generale, quello di Vukovar, città-martire della guerra degli anni novanta. Gotovina ha voluto, come primissima cosa, recarsi a messa. Il Cardinale Bozanić, durante la cerimonia, ha solennemente dichiarato ai “cari generali” che “il Paese ha ancora bisogno di voi”.
Con ironia un po’ amara, si potrebbe definire la giornata di ieri come una sorta di “Come eravamo” made in Zagreb, francamente uno spettacolo che non ci si augurerebbe di vedere in un Paese che, tra pochi mesi, dovrebbe entrare a far parte dell’Unione Europea. La sentenza sta facendo parecchio discutere (segnalo, in particolare, quest’ottima analisi di Eric Gordy). Da conto mio, riporto su questo blog quello che dichiarava Antonio Cassese, primo Presidente del Tribunale, alla rivista Limes nel 2000.
“Siamo sempre stati nelle mani dei Governi. Il problema centrale è che è stato istituito un organo di giustizia internazionale che urta contro la volontà politica di chi l’ha creato. Forse si sarebbe potuta avviare almeno una indagine contro Tudjman [allora presidente Croato, ndA]. Ma come fa un procuratore a mettersi contro una superpotenza che fa capire che non è il caso? È noto che nel 1995 Tudjman riconquistò la Krajina con il finanziamento e l’assenso degli americani, con i tedeschi che hanno armato la Croazia solo perché Washington aveva dato loro il via libera”.