Il popolo del centro-sinistra ieri sera ha finalmente capito. Al ballottaggio delle primarie dovrà scegliere tra lo Zio Fester Bersani e Mr. Bean Renzi. Lo Zio Bersani Fester viene da una famiglia politica con una luuunga tradizione, che ha avuto padri nobili e parecchi mostri, idee luminose e una caterva (parecchi milioni) di scheletri nell’armadio. Mr. Renzi Bean è invece il ragazzaccio impertinente e dispettoso che quei padri nobili e mostri li vuole chiudere in un bell’armadio polveroso con i loro incazzosi scheletri. Non si tratta di maramaldeggiare sulle somiglianze fisiche e i tic: quando si analizza un faccia a faccia dal punto di vista della comunicazione l’immagine pesa, piaccia o meno, quasi quanto i contenuti. Di più, l’immagine è in grado di rivelare la genesi, l’ evoluzione e il grado di corrispondenza tra il contenitore e il contenuto. E allora Bersani appare per come la sua storia ce lo consegna: un buon esempio della tradizione dei comunisti italiani, radicati in territori che hanno ben governato, riformisti senza troppa fantasia e molta subalternità culturale, pazienti coltivatori di sistemi di potere e di consenso sociale, malgrado tutto, tra i più decenti ed efficienti della storia d’Italia. Ma sempre in ritardo nel comprendere le convulsioni e le sfide del mondo post ideologico. Insomma uno Zio Fester. Renzi ha invece una storia anagrafica e politica più breve, tale da consentirgli spesso e volentieri di straparlare con quella leggerezza che solo le maschere della comicità inconsapevole e un po’ carognesca si possono permettere (non per sempre). Allo stesso tempo la sua freschezza, la sua furbizia e la sua notevole forza comunicativa lo mettono in condizione di dare una prospettiva e una speranza di cambiamento. Come? Lo scopriremo al prossimo sketch. Proprio come il grande Mr. Bean.
28 Novembre 2012