di Micaela Morini
È freddo, è ora di migrare verso i mari del sud.
Ogni giorno, dai nostri aeroporti partono decine e decine di aerei verso i Caraibi e Cuba, l’isola che canta, la meta più conosciuta: per il mare cristallino, per le belle donne, per l’allegria della sua gente.
Chi parte pensando di trovare tutto questo, sbaglia.
Io stavo per trasferirmi, tanti anni fa. Mi sono persa tra le strade dell’Avana, teatro famoso di episodi hemingwayani che non hanno la pretesa di esprimere giudizi o di fornire indicazioni, perché questa è materia da turisti. Il sogno socialista, la Rivoluzione, il sesso, la musica, la danza, il ron, la miseria, l’orgoglio, la sopravvivenza, l’assenza di libertà, il sorriso delle persone, i falsi successi con le jineteras,spesso spacciati per conquiste personali, fanno di quest’isola uno dei posti più affascinanti del mondo.
Se avete l’intenzione di partire e non volete vivere il turismo selvaggio di Varadero e tornare a casa con la maglietta di Che Guevara, potete prepararvi con la lettura.
“Vedi Cuba e poi muori” è una raccolta di racconti, le voci più spietate della narrativa cubana, voci che raccontano un Paese, irriducibile nel suo sogno di felicità, che continua a macinare dolore, differenza e canna da zucchero. Sono storie sfrontate, grottesche, tenere, vere.
Pedro Juan Gutiérrez, un autore solare, latino, ma che a una lettura più attenta si rivela essere scrittore erotico, scandaloso e tragico, ha scritto “Trilogia sporca dell’Avana”. In una Cuba ridotta alla fame, il protagonista gira per le strade dell’Avana a cercare una bottiglia di rum che sa di benzina, un lavoretto occasionale, un po’ di marijuana e soprattutto donne, decine di donne diverse disposte ai più fantasiosi passatempi erotici. Una storia dura, triste e vitale nello stesso tempo che racconta la vera anima di Cuba.
Infine la poesia, con “L’isola che canta” di giovani poeti cubani. Forse è proprio qui, in queste poesie, che si dipinge la vera Cuba: poesie con il ritmo dolceamaro di un’isola che, nonostante tutto, sogna, ama, protesta e crede nella magia della parola.
Tra lo spavento e la tenerezza la vida canta
una melodia chiara e scura,
profana e santa. (Silvio Rodriguez, canzone)