«In Sicilia le primarie è meglio non farle: sono inutili», disse una volta un saggio democristiano. Ebbene, in occasione delle primarie per la selezione dei parlamentari si è verificato uno scandalo che presto arriverà nei corridoi di Largo del Nazareno, sede nazionale del Pd.
Succede a Gela, cittadina del nisseno che ha dato i natali all’attuale presidente della Regione Rosario Crocetta. A contendersi uno scranno da parlamentare in provincia di Caltanissetta, il deputato uscente Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro delle telecomunicazioni Totò Cardinale, e Lillo Speziale, ras locale di Gela, e già 5 volte deputato regionale.
Il voto si svolge serenamente in tutta la provincia di Caltanissetta. Ma a Gela, dove era possibile votare in tre circoli, “Italia Bene Comune”, “Gela Città”, e al “1 Circolo di Gela”, il voto non si svolge regolarmente ma si verificano «brogli e illegalità». In primis, spiega a Linkiesta una fonte che preferisci restare anonima, «le operazioni di voto nel circolo “Italia Bene Comune” si sono svolte fino alle 11 del mattino senza alcun controllo: poteva votare chiunque, non si chiedevano documenti, e non c’era un registro di riferimento». In secondo luogo, continua la nostra fonte, «a scrutinio concluso nel circolo “Gela Città”, il circolo di Lillo Speziale, una persona, vicinissima allo stesso Speziale, e senza alcun ruolo, avrebbe chiesto di ricontare le schede. E morale della favole sarebbero comparse 52 schede tutte a sostegno di Speziale».
A quel punto scoppia il marasma e «qualcuno avvisa i carabinieri». I quali successivamente arriveranno e sequestreranno tutte le carte disponibili all’interno del circolo di “Gela Città”, e apriranno un’indagine. Adesso la parola passarà alla commissione di garanzia regionale che dovrà discutere e stabilire come comportarsi. L’ipotesi più accreditata è quella di un annullamento del voto nel circolo “Gela Città”, che fa riferimento al ras locale, Lillo Speziale.
Ecco aveva proprio ragione quel saggio democristiano: «In Sicilia le primarie è meglio non farle: sono inutili».