Non è un tema tra i più trattati dal cinema quello della depressione post-parto, ma casualmente (o forse no) nell’ultimo anno in Italia sono ben quattro i lavori che affrontano l’argomento.
Due presentati a Venezia 2011, “Maternity Blues” di Fabrizio Cattani e “Quando la notte” di Cristina Comencini, uno a Roma 2012, “Tutto parla di te” di Alina Marazzi, e uno – “Vacuum” di Giorgio Cugno – che dopo alcune presenza importanti ai festival è stato presentato nella città natale del regista, Torino, in una serata speciale organizzata dall’AMNC.
Film molto diversi tra loro, come stili e come risultati, che però pongono l’attenzione su un aspetto importantissimo della maternità, per il quale sarebbe il caso di fare molto di più: il 21% delle donne europee ne soffre, ha detto Cugno presentando il suo lavoro. In Italia la percentuale pare attestarsi al 16%, che comunque significa in numeri tra i 50 e i 75.000 casi all’anno.
Numeri oggettivamente alti, anche se ovviamente i casi sono molto vari tra loro, dai più gravi ai meno (ma non è detto che se mal trattati anche questi peggiorino), e per cui sarebbe il caso anche in Italia di agire meglio anche aiutati dai film.
“Tre settimane fa sono stato in Svizzera” ha raccontato Giorgio Cugno. “Vacuum è stato scelto dall’Ospedale di Lugano e dal Centro di Etica e Biomedica Svizzera per una proiezione non aperta al pubblico ma solo per addetti ai lavori del settore sanitario e madri che hanno avuto o hanno questo problema. Poi per due giorni il film è stato sezionato in ogni suo aspetto: al termine di questo lavoro è stato redatto un testo da proporre al sistema sanitario svizzero per modificare l’attuale approccio alla tematica”. Un risultato importante ottenuto grazie al cinema.