In principio è cinemaSavides e Onorato, due che ci mancheranno

A fine anno, solitamente, giornali e media si riempiono di due cose: classifiche del meglio e del peggio dell'anno (arriveranno anche queste nei prossimi giorni...) e ricordi di chi non c'è più. Ne...

A fine anno, solitamente, giornali e media si riempiono di due cose: classifiche del meglio e del peggio dell’anno (arriveranno anche queste nei prossimi giorni…) e ricordi di chi non c’è più.

Nel 2012 se ne sono andati molti personaggi importanti del cinema (tra gli altri, da segnalare anche perché morti tragicamente e improvvisamente Theo Angelopoulos e Koji Wakamatsu), ma oggi vogliamo ricordare due figure forse meno “centrali” ma sicuramente preziose, due direttori della fotografia che hanno saputo mettere il loro talento al servizio di autori prestigiose contribuendo – non poco – alla creazione di autentici capolavori.

Marco Onorato aveva 59 anni, e il suo lavoro più noto e premiato (anche con l’Oscar europeo) è stato “Gomorra”, ma è tutta l’opera di Matteo Garrone – compreso l’ultimo “Reality”, che ha concluso la sua brillante carriera – ad essere debitrice nei suoi confronti.

Da “Terra di mezzo” in poi, i due hanno collaborato strettamente e sarà dura per il regista sostituire un direttore della fotografia così in linea con la sua visione di cinema (oltre ai film di Garrone, da segnalare almeno “Dieci inverni” e “Fortapasc”).

Harris Savides ha invece legato il suo nome a diversi registi statunitensi tra i più brillanti (David Finchercon cui ha girato “The Game” e “Zodiac”, Noah Baumbach, il Ridley Scott di “American Gangster” e il Woody Allen di “Basta che funzioni”), ma è inevitabile collegare il suo nome a quello di Gus Van Sant.

Da “Scoprendo Forrester” a “Milk”, passando per la cosiddetta trilogia della morte (“Gerry”, “Elephant” e “Last days”), i due avevano saputo collaborare con grande efficacia e sintonia creando pellicole indimenticabili.

X