Giusto il tempo di chiedermi chi avesse concepito la campagna di Microsoft “Don’t Get Scroogled” (di cui si è già detto nel post precedente) che il New York Times, da quello splendido giornale che è, mi risponde con un ottimo profilo. Il suo nome è Mark Penn e, prima di approdare a Redmond come responsabile dei “progetti strategici e speciali”, ha lavorato a Washington come consulente politico. La sua specialità? I negative ads, quelle campagne pubblicitarie che mirano a denigrare un avversario. E’ stato lui a ideare, per la campagna di Hillary Clinton alle primarie democratiche del 2008, il famoso spot “Chi volete che risponda al telefono del presidente se scatta un’emergenza alle 3 di notte?”, un duro attacco contro la presunta inesperienza dell’allora senatore Obama.
L’articolo del New York Times, tra l’altro, ha avuto uno strascico polemico inaspettato: dopo aver letto la dichiarazione della portavoce di Google Jill Hazelbaker contenuta al suo interno
while Google also employed lobbyists and marketers, “our focus is on Google and the positive impact our industry has on society, not the competition.”
Frank X. Shaw, uno dei massimi dirigenti della comunicazione di Microsoft, le ha scritto una serie di tweet di sfida. Tra cui “Voi spendete più del doppio di noi in attività di lobby” e soprattutto “Volete parlare di privacy? Scegliete un giorno e un’ora. Non andate dal NYT la prossima volta. O da Business Week. Usate la vostra voce”. Dalla Hazelbaker ancora non è arrivata risposta (anche perché il suo account Twitter è privato): a prescindere, direi che il clima si sta decisamente surriscaldando.