Dai 35 mila euro ai 25 mila. È quello che chiedono il Pd e il Pdl ai loro candidati, nello specifico ai primi sei nella lista al Senato e i primi nove della Camera.
Quasi un pegno da pagare, tanto nel giro di pochi mesi i soldi rientrano nelle tasche degli aspiranti “onorevoli” attraverso i lauti stipendi pagati con soldi pubblici. E ai partiti rientrano con gli interessi con i “rimborsi elettorali”. Insomma sono soldi che i partiti spillano ai poveri candidati di “prima fascia”.
Ma se non si è eletti i soldi vengono restituiti assicurano dal PDL. Insomma soddisfatti o rimborsati.