Non si può certo dire che il cinema cubano occupi nella storia del cinema mondiale un ruolo di primo piano, anzi. In passato non sono molti i titoli di film arrivati in Italia (ricordo ad esempio quasi come un unicum “Fragola e cioccolato” nel 1994, poco altro negli ultimi decenni), ma è il caso di fare il punto della situazione perché – sia chiaro – il problema non è che Cuba non abbia prodotto film interessanti, ma che questi non siano stati (ben) distribuiti.
Partiamo analizzando l’anno appena concluso. Secondo la Asociación Cubana de la Prensa Cinematográfica (ACPC) http://cafefuerte.com/culturales/noticias-culturales/cine/2459-la-pelicula-de-ana-mejor-filme-cubano-del-2012
il miglior film cubano del 2012 è stato “La pelicula de Ana” di Daniel Diaz Torres. Protagoniste sullo schermo Laura de la Uz e Yuliet Cruz: è la storia di una attrice disoccupata che decide di fare la prostituta. Il copione è di Eduardo del Llano.
Nella classifica della ACPC, al secondo posto “La piscina” di Carlos Machado, e poi “Melaza” di Carlos Luchaga e ancora “Penumbras” di Charlie Medina. Tra i documentari hanno vinto “Luneta No. 1” di Rebeca Chavez e “De Agua Dulce” di Damian Sainz, nell’animazione “La luna en el jardin” di Yemeli Cruz e Adanoe Lima. Tutti lavori visti sul territorio cubano ma pressoché invisibili all’estero, anche nei festival nostrani.
La storia del cinema cubano è ovviamente molto di più, e per conoscerla meglio il punto di partenza non può che essere la ricerca approfondita El Cine Cubano, che si può leggere in rete ed è scritta da Gordiano Lupi. Rimandando alla lettura di quel testo, la prima considerazione che viene in mente è proprio la quasi invisibilità della cinematografia di un’intero popolo dai “radar” della distribuzione italiana e internazionale… All’ultimo Torino Film Festival si è visto “Una noche” di Lucy Mulloy, ma è una goccia nel mare (e per altro non la miglior “goccia” possibile).
Tutto potrebbe cambiare, si spera, nel prossimo futuro. E’ notizia recente (ne parlava ieri anche l’International Herald Tribune, in un articolo di Victoria Burnett, “Cuban filmakers start rolling with technology”): sull’isola sono giunte le prime apparecchiature per il cinema digitale, che permetteranno di girare più facilmente, a costi minori e – soprattutto? – di veicolare con più facilità i lavori ultimati.
Un vero e proprio boom negli ultimi mesi, arrivato con ampio ritardo a Cuba ma che permetterà ora di “aggirare” più facilmente i rigidi controlli statali su ogni aspetto della lavorazione e di avere un accesso più universale al cinema.
Certo, il primo film che più si è avvantaggiato di questa nuova realtà – non lo vorrei citare (ma lo faccio…) – è il terribile “Juan de los muertos” di Alejandro Brugués, produzione zombiesca ispano-cubana che è riuscita anche a vincere al Noir in Fest di Courmayeur il Mouse d’Oro della critica online, ma si spera che prossimamente capiti anche a prodotti più meritevoli.
Molti dei film citati tra i più interessanti del 2012 realizzati a Cuba sono stati possibili grazie alle tecnologie snelle del digitale: una generazione di talenti è pronta a farsi conoscere anche all’estero.