In principio è cinemaMegan Ellison, la figlia del re di Silicon Valley che “salva” i film

E' stata sicuramente la personalità più discussa e citata del 2012 cinematografico oltre oceano, solitamente per osannarla (al punto che la FSR - Film School Rejects l'ha eletta "filmaker dell'anno...

E’ stata sicuramente la personalità più discussa e citata del 2012 cinematografico oltre oceano, solitamente per osannarla (al punto che la FSR – Film School Rejects l’ha eletta “filmaker dell’anno”) ma a volte anche per criticarla. Lei è Megan Ellison, nome pressoché sconosciuto in Italia, 26enne ereditiera dell’impero economico miliardario della Oracle Corporation.

La sua casa di produzione si chiama Annapurna Pictures, è stata fondata nel 2007 e ha da subito puntato sul cinema d’autore indipendente. Il suo primo contatto con il mondo del cinema risale al film “Waking Madison” di Katherine Brooks, per il quale investì personalmente circa 2 milioni di dollari, a cui fecero seguito nei mesi successivi piccole produzioni come “Passion Play” di Mitch Glazer e “Main Street” di John Doyle (un suo contributo minoritario venne dato anche a “Il Grinta” dei fratelli Coen, produzione Paramount).

Finita la fase di “test” della passione della figlia, il padre le diede accesso a maggiori fondi e quindi la carriera da produttrice di Megan subì una accelerata: prima rendendo possibile il film “Catch .44” con Bruce Willis, per esplodere poi nel 2012.

Negli ultimi 12 mesi sono ben 5 i film realizzati dalla Annapurna: se “The Grandmasters”, il nuovo Wong Kar Wai, avrà la sua anteprima alla Berlinale 2013, gli altri quattro hanno già riscosso interesse e successo nei festival più importanti del mondo. A Cannes fu la volta di “Lawless” e “Killing the softly”, meno riusciti forse di quanto ci si aspettasse ma comunque importanti tasselli nella carriera di autori ancora giovani di John Hillcoat ed Andrew Dominik. “The Master” di Paul Thomas Anderson ha avuto solo grazie a Megan Ellison la possibilità di esistere (e i tanti premi ricevuti a Venezia 2012 ne testimoniano il valore), mentre “Zero Dark Thirty” di Kathryn Bigelow si prepara a fare incetta di candidature all’Oscar dopo aver convinto quasi unanimemente la critica USA.

E il 2013 appena iniziato la vedrà nei titoli di testa del nuovo film romantico-sci-fi di Spike Jonze, “Her”, e in “Foxcatcher” di Bennett Miller (regista di “Capote” e di “Moneyball”). Ha forse stupito, visti i titoli d’autore elencati finora, sapere che Megan Ellison ha acquisito i diritti della saga di “Terminator”, che tornerà presto quindi nei cinema con un nuovo capitolo.

Le scelte produttive di Megan Ellison hanno probabilmente salvato un intero settore del cinema americano, quello qualitativamente migliore ma anche più difficile sia per il talento dei registi (che avendo idee chiare sul loro lavoro non cedono facilmente a compromessi) e sia per l’incerta sorte ai botteghini.

La stabilità economica della “figlia della Silicon Valley” (suo padre, Larry, è il terzo uomo più ricco degli USA con un patrimonio di 36 miliardi di dollari) le permette – unita a una visione quasi mecenatesca del suo ruolo, se si pensa che per quattro film ha investito circa 100 milioni di dollari – di essere alla sua giovane età già un faro per i registi indie e ormai anche per gli spettatori, che la devono ringraziare (e lo fanno) per aver reso possibili i nuovi lavori di registi amatissimi come quelli citati di Anderson, Jonze, Dominik, Hillcoat, Bigelow…

Una passione di famiglia (anche il fratello David è produttore, la sua Skydance Productions ha reso possibile l’ultimo capitolo di “Mission Impossible” e il prossimo “G.I. Joe”, e insieme lavoreranno sul nuovo “Terminator”) che, dicono i biografi, sia nata davanti al videoregistratore da bambini: sul suo profilo Twitter (@meganeellison, quasi unica fonte di notizie perché è molto restia a rilasciare dichiarazioni) pare aver citato la saga di “Ritorno al futuro” come la migliore trilogia di tutti i tempi e aver citato tra i suoi personali cult “Una coppia alla deriva” con Kurt Russell e Goldie Hawn.

Ma il suo film preferito del 2011 fu “The Tree of Life” di Terrence Malick, e la garanzia della qualità dei suoi gusti cinematografici arriva – se ce ne fosse ancora bisogno – dai progetti su cui è al lavoro al momento: il remake di “Lady Vendetta”, il nuovo film di Paul Thomas Anderson (“Inherent Vice” con Robert Downey Jr), il film su Wikileaks e Julian Assange di Paul Greengrass, due lavori di Chris Milk e anche – per sdrammatizzare un po’ – una nuova commedia firmata da Seth Rogen, Evan Goldberg e Jonah Hill.

Determinata, grande lavoratrice e con le idee molto chiare, il futuro di Megan nel cinema pare roseo, e con “The Master” e “Zero Dark Thirty” le possibilità di vederla salire sul palco dei prossimi Academy Awards per ritirare una statuetta sono molto alte (le nomination verranno rese note il 10 gennaio 2013, i premi il 24 febbraio)…

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