Avete mai visto dei bambini malati di cancro? Magari costretti a sottoporsi alle cure chemioterapiche per combattere una leucemia? Di solito sono molto pallidi. Si coprono la testa priva di capelli con un berretto (le bambine magari con una cuffietta). A volte sono costretti a indossare una mascherina di garza perché il sistema immunitario indebolito è facile preda di raffreddori e altre malattie virali.
Io ogni tanto questi bambini li incontro la mattina presto a Trastevere. Escono da una palazzina di via San Francesco di Sales e salgono su un pulmino che li porta all’ospedale pediatrico Bambin Gesù, sul Gianicolo. Lì si sottopongono alle visite, ai controlli e alle sessioni di chemioterapia. Dopo qualche ora tornano a varcare il portone della palazzina.
Su quel portone c’è scritto “La Casa di Peter Pan”. Il nome evoca allegria e leggerezza, ingredienti fondamentali per rendere meno penoso il calvario della malattia e della sofferenza. L’Associazione Peter Pan è nata diversi anni fa, proprio con lo scopo di assistere i bambini oncoematologici e le loro famiglie. Poiché il Bambin Gesù è un centro di eccellenza, lì vengono a curarsi bambini da tutta Italia e anche dall’estero. Le cure durano a lungo e non tutti i malati hanno la necessità di essere ricoverati, perciò vengono seguiti in regime di day hospital.
Prima che nascesse l’Associazione Peter Pan, le famiglie e i loro piccoli dovevano cercare stanze in affitto. A volte i padri e le madri, per risparmiare, dormivano nelle automobili, magari parcheggiate nei dintorni dell’ospedale. Dal 2000 invece possono essere accolti dalla palazzina di via San Francesco di Sales, un angolo silenzioso del quartiere, lontano dal caos della movida trasteverina. Qui i bambini hanno stanze singole, spazi comuni per giocare, un terrazzo e un giardino. Nelle cucine le mamme possono cucinare ai loro piccoli quel cibo di casa che sarà sempre più buono di qualsiasi piatto servito in ospedale.
A metà degli anni Novanta quella che oggi è la Casa di Peter Pan era un edificio cadente, che aveva ospitato un liceo artistico. I membri dell’Associazione Peter Pan lo restaurarono a loro spese e con l’aiuto di tanti benefattori. Fu una bella spesa: un miliardo e 700 milioni di lire. Metà di quella somma fu poi gradualmente detratta dal canone di locazione pagato all’IPAB – IRAI (Istituti Raggruppati Assistenza Infanzia). Fino al gennaio del 2012 il canone mensile era di 3 mila euro. Poi è stato raddoppiato e, in ogni caso, regolarmente pagato. Alla fine del 2012 è arrivata la mazzata. La spending review e la necessità di far fruttare al massimo le rendite degli immobili di proprietà pubblica hanno indotto l’IPAB a chiedere un nuovo affitto mensile di 20 mila euro. In pratica uno sfratto, intimato con un lettera del 30 dicembre scorso.
L’associazione non può permettersi di pagare una cifra simile. Andarsene via non avrebbe senso. Stare a Trastevere non è un capriccio o un lusso. Il Bambin Gesù dista in linea d’aria poche centinaia di metri e in auto l’ospedale si raggiunge in 5 minuti.
Così i genitori dei malati , i membri dell’associazione, volontari, sostenitori e benefattori hanno dovuto alzare la voce, mobilitarsi, tempestare di telefonate giornalisti e politici per chiedere sostegno e solidarietà. Alla conferenza stampa convocata in una chiesetta proprio di fronte alla Casa di Petr Pan è arrivato anche il sindaco Alemanno. Peter Pan ha incassato rassicurazioni, recriminazioni per il fattaccio, promesse, invettive contro la cieca burocrazia senza cuore. Un sostegno corale, complice forse anche la campagna elettorale in corso, dove nessun politico vuole apparire come un novello Erode pronto a sacrificare degli innocenti in nome della spending review. Una riunione prevista lunedì 11 febbraio potrebbe trovare una soluzione e scongiurare lo sfratto. Confidiamo davvero nel lieto fine, ma resta l’amaro in bocca per una vicenda che non sarebbe neppure dovuta arrivare a questo punto. Speriamo che almeno i bambini della Casa di Peter Pan non ne sappiano nulla.