Missione compiuta. Napolitano e Monti buttano l’Italia nel baratro. Non quello dei conti e della crisi finanziaria, che è sempre dietro l’angolo, ma quello della crisi totale tra i partiti, le istituzioni e il popolo. Grillo ha solo fatto da catalizzatore post ideologico. Brevemente, ricordiamoci com’è iniziato il capolavoro di una classe dirigente che ha cercato fino all’ultimo di salvare lo status quo (ossia se stessa, un’idea della politica subalterna ai mercati, e un’idea dell’Europa che non si conosce). Poco più di un anno fa, di fronte ad una possibile crisi del debito, Napolitano chiede le dimissioni di Berlusconi e s’inventa Monti. E’ un’enorme forzatura istituzionale, ma si crede (io ci ho creduto) che sia l’unica scelta possibile. Monti governa male sostenuto da PD e PDL, e non cambia nulla al tavolo europeo: non può perché siamo deboli a causa del disastro economico e politico degli ultimi anni; non vuole perché la pensa più o meno come i suoi interlocutori (Merkel) ai quali infatti piace tanto. Poco prima di Natale Berlusconi si sfila dalla maggioranza e inizia una campagna elettorale efficacissima che parla alla pancia del paese. E’ un colpo da maestro della politica, ed è da idioti averglielo lasciato fare. Ma il bello deve ancora venire. Monti si fa il suo partitino. Così, tanto per essere sicuri di indebolire gli elettori moderati e di centrosinistra che vogliono chiudere il ventennio berlusconiano. E un piccolo accordo sottobanco, per la Lombardia e un altro paio di regioni? Nemmeno per sogno. Et voilà le jeux son fait. Siamo all’ingovernabilità sancita dal trionfo del Movimento 5 Stelle, la tenuta di Berlusconi e l’inutile vittoria del centrosinistra. La cosa positiva di questa situazione è che forse Grillo può diventare il grimaldello per cambiare un’Unione europea inutile e devastante e per sconfiggere i veri antieuropeisti come Angela Merkel. Le classi dirigenti di Bruxelles, Berlino e Parigi sono avvertite. Il Made in Italy si chiama Beppe Grillo.
26 Febbraio 2013