L’8 marzo di una donna, l’ingegnere 27enne Farah Al-Basha,
nel campo profughi siriani di Zaatari in Giordania
Farah Al-Basha si distingue tra una folla di operai e muratori nel campo profughi di Zaatari, in Giordania. Ha 27 anni, fa l’ingegnere, è donna e dall’inizio dell’anno lavora con Oxfam, dopo essersi licenziata da una società privata. Ai bunker dell’esercito e della Difesa ha preferito le latrine, le docce e le cisterne d’acqua che Oxfam costruisce in questo campo ai confini con la Siria. Da lei dipendono i piani di qualità, sicurezza e controllo, il coordinamento e la consulenza dei fornitori, le ispezioni in loco per garantire gli standard richiesti in ogni fase della costruzione.
“Volevo lavorare con una ONG, per fare qualcosa di utile e perché – mi sono detta – il lavoro non può essere solo una questione di soldi. Sono arrivata a Zaatari e all’inizio è stata dura, mai stata in un campo profughi prima, solo visto in tv. Ma lavorare per migliorare l’esistenza degli altri, decisamente ti cambia la vita. Alla fine quello che non riesci a mandar giù è la consapevolezza di non poter raggiungere tutti quelli che vorresti, davvero tutti, ovunque.”
Nel campo, Farah dirige e coordina una squadra di uomini tra operai, fornitori e impiegati di vario genere. “Non è facile, ma tutti hanno capito che non sono qui per una sfilata di moda, che sono una professionista e so di cosa parlo.Quindi mi rispettano e la grande soddisfazione è che le ragazze dicono che da grandi vorranno fare questo mestiere”.
Farah ha tentato di reclutare una squadra femminile, ma la prima donna ingegnere
che ha assunto, ha lasciato il lavoro dopo pochi giorni. “Un peccato, ma il problema è che non riusciva ad avere sotto di sé degli uomini. In Giordania ci sono molte donne ingegnere, ma la maggior parte preferisce stare in ufficio. In sei anni di attività non sono riuscita a trovare una compagnia femminile sul campo, ma non dispero!”
Farah spera infatti di trasmettere qualche rudimento di idraulica e costruzione alle persone del campo, e coinvolgere di più le donne nel lavoro di Oxfam.
“Sono circondata dai bambini tutto il giorno. Mi danno una grande energia. Quando alla fine della giornata ci mettiamo in macchina per lasciare il campo, il mio sogno è fare unadoccia con il bagno schiuma. Poi, le facce di questi bambini che ti salutano e cercano la promessa di rivedersi il giorno dopo, ti ripaga di ogni fatica. Al diavolo il bagno schiuma!”