In Illusioni perdute del 1843, Honoré de Balzac affermava sprezzante che la diplomazia «è la scienza di coloro che non ne hanno alcuna e sono profondi per la loro vuotaggine». Molto probabilmente, se avesse assistito alla contraddittoria vicenda dei nostri marò, il giudizio del romanziere francese sarebbe stato molto più severo.
Oggi, è stato deciso che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dovranno tornare in India. Seppur quest’ultimo Paese abbia sistematicamente violato ogni principio del diritto internazionale da quando è iniziato il calvario dei due fucilieri di marina, una tale decisione non sarebbe stata così sorprendente, se il nostro Ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, lo scorso 11 marzo a metà pomeriggio non avesse dichiarato in maniera assai troppo ‘compiaciuta’ che non avrebbero più messo piede nel Subcontinente. Una dichiarazione imprudente, soprattutto alla luce del vergognoso volta faccia odierno.
Con questa improvvisa e inattesa marcia indietro, l’Italia mostra non solo tutta la propria inconsistenza internazionale (di fronte alle pressioni dell’India, il nostro Governo non ha potuto che desistere), ma anche il dilettantismo diplomatico del Ministro Terzi. Quest’ultimo, infatti, non ci ha messo neanche la faccia, mandando in pasto ai giornalisti il suo Sottosegretario Staffan De Mistura.
Ancora una volta, Latorre e Girone si confermano l’unico elemento di orgoglio della disputa italo-indiana. Il loro coraggio e la loro dignità superano quella dei due governi implicati nel vergognoso faccia a faccia dell’ultimo anno. Sperando che la politica estera e il diritto internazionale possano compiere degli effettivi passi avanti, non possiamo che pregare per loro.