Pietro Mennea non era andato a Londra per l’apertura delle Olimpiadi di Londra. Quel giorno, il 27 luglio del 2012, Mennea rimase a Roma (forse già sapeva di essere malato, chissà) e accetto di parlare con Radio3, che quel giorno dedicò ai Giochi di Londra una trasmissione speciale di Radio3scienza e Radio3mondo.
Quella mattina Pietro Mennea ci confidò i suoi ricordi della vittoria olimpica nei 200 metri ai Giochi di Mosca nel 1980. Una vittoria che aveva fatto balzare in piedi gli italiani che seguivano la gara davanti alla televisione, come se tutti insieme dovessero spingere il velocista di Barletta nella sua straordinaria rimonta in ottava corsia. Una rimonta con la quale Mennea si mangiò il possente velocista scozzese Allan Wells. Andò in onda l’audio della palpitante telecronaca di Paolo Rosi (“Mennea cerca di recuperare, recupera, recupera, recupera, ha vinto!”), poi Mennea cominciò con i ricordi: “Proprio domani, il 28 luglio, sono 32 anni anni esatti dalla mia vittoria. A rivederla con il commento di Paolo Rosi mi emoziono ancora, perché resta una delle gare più entusiasmanti della storia dei Giochi olimpici. Fu una gara difficile, molto sofferta, ma la mia fu una vittoria fortemente voluta. Io avevo vinto la semifinale e di solito chi la vince corre la finale nella corsia centrale, che è la migliore. Io invece mi sono ritrovato in ottava corsia, in una posizione sfavorevole. Ma lasciamo da parte le polemiche. Quel giorno l’importante era portare a casa la medaglia d’oro e ci sono riuscito. Quella di Mosca fu la mia terza partecipazione olimpica. Dopo i Giochi di Mosca partecipai ad altre due Olimpiadi, Los Angeles e Seul, ma ormai non ero più competitivo come a Mosca”.
Nel seguito dell’intervista Mennea parlò anche dei rapporti fra lo sport e la politica. Il tema gli stava molto a cuore, come testimoniano le sue critiche per la scelta di Pechino come sede delle Olimpiadi del 2008. “Io ho partecipato”, disse Mennea, “in edizioni dei Giochi dove la storia ha avuto un suo ruolo. Nel 1972 ci fu la strage dei fedayn, nel 1976 a Montreal ci fu il boicottaggio dei Paesi africani, nel 1980 il boicottaggio dell’Occidente e nel 1984 a Los Angeles quello dei Paesi legati dal Patto di Varsavia. Ho visto come la politica si serve dello sport e il Comitato olimpico internazionale si serve della politica per portare avanti i suoi interessi”.
Ai microfoni di Radio3 Menna ricordò anche come visse la strage di Monaco, quando un gruppo armato di palestinesi entrò nel villaggio olimpico e prese in ostaggio alcuni atleti israeliani. “Io vinsi la medaglia di bronzo nei 200 metri il 4 settembre, il giorno precedente all’assalto. La sera dopo la gara andai a festeggiare in un ristorante di Monaco. Rientrai tardi, per tornare in stanza passai davanti alla palazzina degli israeliani. Era tutto tranquillo. Riposai soddisfatto della medaglia. Al risveglio trovai polizotti dappertutto, trovai un mondo cambiato”.
21 Marzo 2013