Ho un sogno: Roberto Benigni, Presidente della Repubblica.Nel Paese della satirocrazia sarebbe di sicuro il più titolato.
So bene che è un sogno sciocco. Un sogno che un Paese in balia di una crisi profondissima non può permettersi. O forse si. Al di la di tutto, Benigni, è l’unico Presidente della Repubblica che mi viene in mente per esorcizzare una stagione politica all’insegna delle risate e del c’è poco da ridere.
Benigni, nella mia visione un po’ romantica, è il Papa laico di cui ha bisogno l’Italia in questo momento: empatico, simpatico, antifascista, colto e geniale. Il Presidente di tutti (Giuliano Ferrara e qualche altro a parte) o forse solo il mio. Mi commuove ancora oggi una frase che ho scoperto grazie a lui: “Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli”.
Poi, però, bisogna scontrarsi con la dura realtà. E la dura realtà in questo momento vede due corridori in lizza per la Presidenza: Romano Prodi, i cui rapporti internazionali (soprattutto quelli con la Cina), porterebbero una serie di benefici; Massimo D’Alema che da anni non aspetta altro.
Io, nella mia dura realtà, mi tengo Benigni Presidente.