Quando mi sono laureata sapevo che sarei finita a scrivere per campare. Ne ero consapevole sin dal primo anno di università, anche se non ero credibile perchè avevo i capelli rosso fuoco con la frangetta e mi vestivo perennemente da Leoncavallo es mì casa ; mi appendevo pupazzi e cose varie ai vestiti e alle borse, e giravo quasi sempre per concerti e robe crastissime. Volevo scrivere di cinema, sì la mia intenzione era quella di diventare un critico cinematografico, ed ero anche presa bene, del tipo: lo sai vero che le porte aperte in questo settore sono già tre in croce e se ti butti solo sul cinema c’è a malapena la serratura? Sì lo sapevo, infatti ho invertito rotta. Come sia arrivata al fashion blog (che poi non so mica se mi piace tanto sta definizione, mah) non lo so ancora, sta di fatto che un giorno è scattata la molla e sono qui. C’è una cosa però che mi provoca un’allergia letale: l’omologazione. Cosa mi fa sorridere e dire anche un po’ dai ma basta quando vedo certe bislaccherie.
1-Apprezzamenti originali come regalare i baci perugina a San Valentino tipo: sei il top (declinato a toooop, toppissima, sei la top, che top, super top) oppure faiga ( perchè la a??), o ancora tanta roba (alla consolleeee Mimmo Amerelli!)
2-Le scarpe da combattimento anche per andare dall’ortolano ( tacco 18 e plateau 9), come se al posto dei rapanelli voleste attirare l’attenzione sulle Lita JC. Pigliate sta rucola e sia finita lì no?