Come ogni estate arriva il dilemma: “e ora che facciamo?”. I soldi non sono moltissimi, il tempo ancora meno e in più ci sono loro, i simpatici amici a quattro zampe che sono adorabili ma che ogni tanto si vorrebbero miniaturizzare a mo’ di peluche per poterli portare in giro senza problemi. Già, problemi: se in Italia si prova ad allontanarsi dal circuito degli agriturismi, avere un cane (immaginatevi due!) diventa un percorso a ostacoli difficile da superare.
Questo perché i due qui ritratti in tutta la loro prorompente bellezza, nonostante – e lo dico senza tema di smentita – siano due cani parecchio educati, non sempre riscontrano le simpatie di albergatori e/o ristoratori. Quindi, per quest’anno, botta di vita: si va in Provenza. Romantica, c’è la lavanda, Van Gogh ci si è tagliato un orecchio e quindi sai che figo poter vedere i suoi luoghi ecc ecc. Rimane il problema della sistemazione (che non è roba da poco, a meno che non siate amanti del dormire sotto le stelle, con gli impavidi cagnetti a vegliare sul vostro sonno). Proviamo a telefonare ad Avignone e ci dicono che “one dog is ok, two dogs are too much”. Ecco, perfetto. Poi, ecco la folgorazione, telefoniamo ad Arles. E in effetti i due cani vengono accettati. E’ ufficiale quindi, si va in Provenza.
Rimangono da sistemare soltanto i “dettagli” per il viaggio. Stabilito che da Roma a Milano si va in treno e da lì si prende la macchina, bisogna capire come attrezzarsi. Su Italo i cani piccoli sono accettati senza sovrapprezzo, a patto che stiano all’interno del famigerato trasportino. Uno è sistemato. L’altro invece paga. Sì, ma quanto? 20 euro. Ci pare una buona soluzione e decidiamo di prenotare. Peccato che proprio in quel giorno lì, sia disponibile solo la prima classe, perché tutti gli altri “posti da cani” sono già stati prenotati. Evviva, sperimentiamo il lusso sfrenato offerto da Montezemolo e soci.
Finito? Neanche per idea. Prima di partire i cani vanno vaccinati contro la rabbia, con tanto di passaporto che andrà esibito alla frontiera. Quindi, si portano i quadrupedi dal veterinario, li si vaccina, si aspettano almeno tre settimane per vedere se nel frattempo sviluppano drammatiche intolleranze che possono anche “essere fatali” (me l’ha detto la veterinaria…). Passano le tre settimane, i cani sono vivi ma accaldati, si può procedere con il passaporto. Su cui apponiamo delle foto in cui sembrano seguaci di Charles Manson.
Adesso però è finita, vero? No. Bisogna procedere alle scorte di cibo, all’approvigionamento di medicinali, alla creazione di una speciale valigia per i cani che pesa il triplo delle nostre messe assieme, e che contiene ciotole, tappetini, spazzole. Fatto anche questo passo, vanno infine acquistate le museruole. La scelta è tra quella “a paniere” che li fa sembrare dei cani antidroga e quella in stoffa, che li fa assomigliare ad Hannibal Lecter. Ovviamente si propende per la seconda ipotesi.
Dall’8 agosto, quando partiremo per Milano, e fino al 20 avremo l’opportunità di capire come sia fare un vero viaggio con i cani. La mia preoccupazione più grande, comunque, rimane sempre quella che uno dei due, in un romantico ristorante con vista sui campi di lavanda, sfugga al nostro controllo e si rivolga agli altri avventori con frasi poco carine come quella qui sotto…