Raramente una parola si impone in modo tanto evidente nel lessico pubblico. Non si tratta solamente della grande frequenza con cui un termine viene ripetuto, ma anche di quanto il suo significato sappia descrivere uno specifico momento storico. Pensiamo appunto alla parola stabilità. Non passa un giorno senza che il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Governatore della Banca d’Italia, Ministri, Segretari e papaveri di ogni ordine e grado la invochino drammaticamente, ventilando le conseguenze nefaste del suo contrario.
Persino la più importante legge dello Stato, quella che ne plasma il Bilancio e dunque la capacità di agire, da qualche anno non si chiama più, con voce letterale, (Legge) Finanziaria, ma Legge di Stabilità. E prima che questa misura venga approvata è escluso – ci fanno sapere – che si possa andare a votare anche in presenza di una crisi di governo.
Questa parola così inflazionata assume spesso un’accezione esortativa o velleitaria. Più la si invoca più abbiamo la sensazione della massima instabilità. Gli italiani si sono scoperti sospesi tra la salvezza e il baratro (sarà proprio così?) e si debbono aggrappare a termini abbastanza incomprensibili come pregiudiziali, convalida, preliminari, relatore, retroattività, per non parlare degli ormai proverbiali spread, Bund, credit crunch.
Il fatto è che la stabilità (dal verbo stare) non esiste senza dinamica. Quando non ci si muove, si cade. In questo sta forse la contraddizione: solo chi saprà dare la sensazione del movimento, del cambiamento, sarà in grado di influenzare positivamente i prossimi anni e comunicare stabilità. Ma, per essere stabile, il movimento deve essere ampio, profondo, deve avere una lunga visuale.
Alcuni osservatori hanno fatto notare che non è possibile riformare ogni anno la scuola. Sembra che il Governo abbia fatto una riforma importante e lungimirante. Ma anche se non fosse la migliore possibile, evitiamo di farne un’altra il prossimo anno.
La stabilità è procedere, puntando lo sguardo il più lontano possibile.