Un interessante articolo di Carlo Stagnaro e Simona Benedettini, dell’Istituto Bruno Leoni, affronta il tema del prezzo negativo dell’energia.
http://www.energypost.eu/case-allowing-negative-electricity-prices/
L’articolo è in Inglese, ma Stagnaro,che è consulente del ministro Guidi, impegnata a ridurre il costo delle bollette, avrà quindi potuto chiarirle i principi esposti.
Prezzo negativo significa che i produttori sono disposti a pagare il consumatore, perché acquisti energia. Il prezzo diventa negativo, anche per centinaia di euro per MWh, in presenza di alta produzione di energia, rinnovabile e non, e bassa domanda.
Ma questo non può accadere in Italia perché il prezzo negativo dell’energia non è contemplato, a differenza di Germania, Francia, Svizzera, Olanda, Belgio e Austria.
Giornate festive, di sole e di vento, sono tipiche del fenomeno e se, come dice Stagnaro, in Germania, nel 2012, le ore con prezzo negativo erano 56, in Italia, recuperando i dati forniti dal sito del GME – gestore dei mercati elettrici – la situazione è riassunta nella tabella seguente, che indica le ore di remunerazione ai produttori, per fascia (€/MWh) e per macrozona di mercato (dati del 2014 aggiornati a oggi).
Eclatante il monte ore del SUD con il 40% in più rispetto all’anno scorso, in soli 5 mesi!
Da noi, i produttori di energia rinnovabile non solo hanno la priorità di dispacciamento ma incassano sia incentivi che il prezzo di borsa, oggi intorno ai 45/50 euro/MWh; è ovvio che, se il prezzo di borsa fosse negativo, restituirebbero una parte degli incentivi ai consumatori.
Stagnaro afferma che “in un mondo di prezzi positivi la priorità di dispacciamento non ha alcun senso“ e ha perfettamente ragione.
Siamo la patria del sole, e anche del vento, e un prezzo negativo potrebbe rappresentare un vantaggio non indifferente per quelle industrie che volessero sfruttare il fenomeno, impostando la produzione alla ricerca di queste opportunità.
In un ottica nazionale, sarebbe quindi utile che Terna investisse solo una parte dei suoi sontuosi margini per sbottigliare il sud, e il Ministero, anziché arrovellarsi su oneri e strani meccanismi di spalmatura degli incentivi, liberasse il prezzo negativo.
In questo modo i produttori di energia rinnovabile vedrebbero si ridotta la loro remunerazione, ma non spegnerebbero gli impianti.