Ho già scritto che non condivido in pieno il programma di Syriza ma apprezzo il fatto che pone il problema giusto all’attenzione dei governi europei: la politica economica esiziale per l’intero continente adottata e imposta dalla Germania e dai suoi satelliti. Lo stesso devo rilevare oggi dopo aver letto l’intervista del ministro delle finanze greco Varoufakis al Corriere di domenica 8 marzo.
In questa intervista il ministro greco ha avuto il coraggio di dire cose che tanti sanno ma che hanno paura di dire pubblicamente. Ecco cosa ha detto di rilevante:
– Oggi i risparmi superano gli investimenti. Questo è allo stesso tempo causa ed effetto della crisi. Aggiungiamo noi che l’uguaglianza tra risparmi e investimenti è la condizione di equilibrio secondo Keynes e che molti economisti di sinistra in questi anni l’hanno dimenticato per andare dietro a teorie che si concentrano solo sulla finanza;
– In Europa “c’è un enorme lago di liquidità in circolazione”, quindi, aggiungiamo noi, chi dice che la liquidità che sarà creata dal QE di Draghi darà ossigeno all’economia reale o ignora colpevolmente questa circostanza o è in mala fede, perché di liquidità ce n’è già fin troppa. Quello che manca è la domanda sana di credito, dato che la domanda di beni è asfittica;
– I costi della crisi in Grecia, ma il discorso vale per tutti i paesi europei, “sono stati posti sulle spalle dei più poveri”, e questo, aggiungiamo sempre noi, è uno dei motivi per cui dalla crisi non si sta uscendo;
– Draghi è colorato politicamente perché quando in Grecia c’era un governo di destra era più di manica larga, e invita la Bce a “non dare giudizi politici”. Anche questo abbiamo più volte rilevato in passato. Il dottor Draghi fa l’asettico solo quando ci sarebbe da promuovere qualche politica progressista, si abbandona invece a giudizi “politici” quando c’è da menar le mani ai lavoratori e al welfare.
Come dicevo, queste cose dette da Varoufakis sono note a tanti che però non hanno il coraggio di dire e di scrivere sui grandi mezzi di comunicazione. Qualche settimana fa ho assistito alla presentazione di un libro di un ex alto dirigente della Banca d’Italia proprio sul tema del ruolo delle banche centrali, era quindi inevitabile che il discorso cadesse sull’attualità e su questo benedetto QE. Ebbene questo nostro ex banchiere centrale ha detto delle cose che io vi scrivo da tempo, perché non solo ha sostenuto che questa immissione di moneta non servirà a nulla per l’economia reale, ma ha aggiunto che probabilmente creerà delle bolle speculative e che la Germania ha dato il suo consenso perché vuole furbescamente evitare che gli venga chiesto qualcosa di più sostanzioso come l’aumento della spesa pubblica. Insomma sembrava stesse leggendo un mio “gessetto” … Perché queste considerazioni non finiscono sui giornali?
Qualche giorno fa anche l’ineffabile Fubini, in un programma radiofonico ha ammesso, rispondendo a un ascoltatore, che la manovra di Draghi può non funzionare e provocare effetti negativi. Caro dottor Fubini, perché queste cose non le scrive su Repubblica che ha un pubblico più numeroso? Chi glielo impedisce? De Benedetti? Perché quando scrive di Draghi dà sempre l’impressione di provare quel sentimento che forse provarono i pastorelli di Fatima quando videro la Madonna?
Il fatto è, cari amici, che chi si occupa di economia e si mette contro un banchiere centrale limita fortemente la propria carriera. Un professore di economia che parlasse male della Banca Centrale sarebbe condannato a fare in eterno semplicemente l’ “insegnante” e non potrebbe ambire a qualcosa di più gratificante, anche economicamente. Infatti è la Banca Centrale che finanzia ricerche, conferisce incarichi di consulenza, segnala i funzionari per gli organismi internazionali, ecc. ecc., mettersela contro significa rinunciare a tutto questo. E allora ci tocca vedere spesso economisti e commentatori che in privato dicono una cosa e in pubblico ne dicono un’altra.
Chi vi scrive non ambisce ad avere né consulenze, né nomine negli organismi internazionali ed allora vi esprime chiaramente e sinceramente il proprio pensiero. Non per niente queste note si chiamano i “gessetti di Sylos”.