I gessetti di SylosUna leadership inadeguata

E’ impossibile prevedere come finirà il braccio di ferro tra la Grecia e l’eurozona, perché la questione è ormai esclusivamente politica. Le richieste dell’una e le proposte dell’altra parte sono i...

E’ impossibile prevedere come finirà il braccio di ferro tra la Grecia e l’eurozona, perché la questione è ormai esclusivamente politica. Le richieste dell’una e le proposte dell’altra parte sono irrilevanti ai fini della decisione finale. Da entrambe le parti c’è la volontà di prevalere sull’altra, di poter dire di averla piegata, e questo non può non condurre all’impasse.

Si è detto spesso che l’economia greca rappresenta solo il 2% dell’economia dell’intera eurozona e pertanto il salvataggio non rappresenterebbe un grande sacrificio. Ma la stessa circostanza può aver indotto qualcuno a un ragionamento del tutto opposto: proprio perché è una piccola economia si può sperimentare cosa significa far uscire un paese dall’euro. Quindi non è escluso che ci siano soggetti che abbiano lavorato e lavorino per far fallire i negoziato.

Ma poi c’è il rischio del contagio, non quello verso gli altri paesi indebitati qualora la Grecia dovesse dichiarare default, di cui si discute in questi giorni, ma quello verso gli stessi paesi qualora la dovesse spuntare Atene. Nel caso Tsipras uscisse vittorioso, avremmo quasi certamente la vittoria di Podemos in Spagna, della Le Pen in Francia e del M5S in Italia, i quali potranno indicare l’esempio di Syriza come modello per mettere in riga Bruxelles, Francoforte e Berlino, e per additare la pusillanimità dei governi precedenti dei rispettivi paesi. Se queste considerazioni sono vere vuol dire che è più probabile il fallimento del negoziato che la sua riuscita, perché in tal senso opererebbero non solo la Germania e i suoi satelliti ma anche, sotto sotto, Spagna, Portogallo, Italia e Francia. Ma la politica molte volte è imprevedibile, e la Storia non è proprio una scienza esatta e quindi speriamo ancora in un’intesa.

Una cosa però in questa vicenda è assolutamente risultata più che chiara, tanto da non aver bisogno di attendere alcuna conferma dall’analisi storica futura: l’inadeguatezza della leadership tedesca.

Abbiamo già detto altre volte che la Germania conosce solo la forza, militare o economica, quale via per affermare l’egemonia. E a nulla è valso che questo atteggiamento l’abbia già portata per due volte a sconfitte tremende (non solo per lei), pur nella convinzione di essere la più forte. Ogni volta che si giunge a qualche momento topico della storia, dimostra di non avere senso pratico, di non possedere cioè quella che dovrebbe essere la dote principale a disposizione della diplomazia e della politica. Per i tedeschi la realtà o è bianca o è nera, non ci sono vie di mezzo. Non arrivano a capire che l’egemonia conquistata in questo modo è sempre precaria, perché lascia covare il rancore, sentimenti e propositi di ribellione. Sarebbe bastato che in questi anni la Germania avesse aumentato la propria domanda interna diminuendo il proprio surplus verso l’estero, senza quindi fare regali a nessuno, perché le cose nell’eurozona sarebbero andate diversamente, e invece niente. In questi anni ci si è affidati solo alla politica monetaria, che è del tutto inutile, se non dannosa, in momenti di insufficienza cronica di domanda. Non è che il comportamento dei governanti greci passati e presenti siano stati immuni da responsabilità, tutt’altro, ma di fronte a un fallimento così grave le responsabilità del più forte sono sempre maggiori, per esempio, in questo caso, per aver imposto le condizioni sbagliate.

Allo stesso tempo non possiamo non rilevare ancora una volta l’inconsistenza assoluta della Francia, che poi è l’unica vera potenza politica dell’eurozona. L’assoluta vacuità degli ultimi due presidenti è imbarazzante, De Gaulle e Mitterand si staranno rigirando nelle tombe. Dell’Italia è superfluo parlarne, il suo prestigio in Europa è al livello del governo di Berlusconi. Non so se avete visto quel video di un programma di una Tv francese nel quale vengono mostrate immagini di Renzi che giochicchia ripetutamente col telefonino, nonché sbadiglia vistosamente mentre al suo fianco Schultz tiene la conferenza stampa proprio sul loro incontro. Ovviamente tutte le immagini sono accompagnate dalle sonore risate del pubblico in studio e del conduttore, e alla fine il commento del presidente Schultz è stato: “sono i soliti problemi che abbiamo con i premier italiani”. Della serie: anche Renzi è stata catalogato nella categoria “macchietta”.

Purtroppo tutte queste mezze calzette che sono al governo in Europa rischiano di far naufragare il grande progetto unitario.

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