Succede che è notte fonda, che sei solA in macchina e sei esattamente dalla parte opposta della città. Sei all’Eur, e hai passato la serata con alieni venuti dal nord, che ti vedono come un troglodita, che ti guardano come tu, forse, guarderesti le tribù indigene dell’amazzonia. E’ notte, fumi l’ennesima sigaretta andando verso la macchina, hai bevuto quel tanto che ti basta per non sentire il male ai piedi. Lanci la borsa in macchina, ti siedi, ti levi le scarpe. Accendi la macchina e parti. Devi arrivare dall’altra parte della città, e se non sei romano, non puoi capire perché un sorriso si sta stampando sulla mia faccia.
Accendi la musica più alta che puoi e vai. La città di notte è lì che ti aspetta. Stai per percorrere la strada della tua vita. Della vita di tutti quelli che sbuffano urlano di lamentano di questo grande caos, che nessuno capisce ma che di notte, si svela a te come nessuno potrebbe mai immaginare.
Cristoforo Colombo, l’onda verde è ai tuoi piedi, acceleri e deceleri quel tanto che basta per non dover mai spingere la frizione e dover cambiare marcia. Una serie di puntini verdi davanti a te, subito dopo l’obelisco. La prima discesa, poi la seconda. E quando intravedi la Regione sai che il bello sta per arrivare. Passi sotto l’arco e poi a destra Terme di Caracalla.
Discesa, Circo Massimo e senti i sampietrini sotto le ruote, la macchina che traballa e in quel momento potresti avere 20 anni 30 o 50 perché la notte Roma ti fa fare quello che vuoi, ti fa essere quello che vuoi, e la tua vita passa attraverso quelle strade. E come sobbalzavi a 20 anni lo fai anche adesso, e non riesci a trovare un ricordo brutto, ti vengono solo in mente rientri notturni da serate divertenti.
Discesa e poi eccolo lì, il varco del centro storico, l’accesso alla felicità, e dice VARCO NON ATTIVO, quindi puoi passare.
Puoi entrare, passare veloce mentre i semafori lampeggiano, accanto a te l’anagrafe dove di giorno hai urlato per le file e le trafile sembra salutarti per dirti “Scusa non è colpa mia”. E per farsi perdonare allunga il braccio per farti vedere Teatro Marcello. E tu lo sai che sei stato appoggiato a quelle ringhiere un milione di volte, che ci hai camminato dentro parlando di genitori, amici, feste, dolori amori e poi sì anche di figli.
Affronti la curva verso la “macchina da scrivere” un po’ troppo velocemente e ti sorprendi ogni volta a dover superare 5, 6 autobus che si affossano lì sotto. E gli autobus ci sono sempre, ce ne è sempre uno fermo al capolinea e almeno 2 che cercano di superarlo.
Le luci lì sono ancora soffuse ma tu sai benissimo dove stai andando, Roma ha un’illuminazione notturna senza senso, non c’è luce, nessuno cambia queste lampadine un p0′ gialle a basso voltaggio da quando ho memoria. E nessuno le cambierà mai, perché non è permesso a chi non la capisce di vedere. E’ incredibile senza luce. Farla rispendere per gli alieni del nord non avrebbe senso. Non se lo meritano.
Sei a piazza Venezia e guardi se la maxiaffissione su Santa Maria di Loreto è cambiata o è ancora la solita, Assicurazioni Generali e i soliti 4 gatti che passeggiano lì davanti.
Rallenti anche perché è come fare un rally e giri a destra, il passaggio pedonale più infernale del mondo all’una non esiste più, nessuna fila di giapponesi inchiodati, nessun autobus bloccato, nessuno che ti suona da dietro, Roma è lì ti dice che sei “un coglione” per tutte le volte che ti sei lamentato, alzi lo sguardo su Palazzo Colonna e siccome sai che l’ausiliaro del traffico all’angolo non c’è, acceleri, tanto e stringi la curva sulla corsia preferenziale.
Su, su, su, su verso il Quirinale, ancora una volta in una bolla di tempo che non ha indicatori, la radio passa una canzone anni 90 e tu improvvisamente hai l’età che avevi quando è uscita. E poi i semafori lampeggiano e non c’è nessuno davanti, acceleri ancora, pensando a quanto tempo hai passato nei parchetti a via XX settembre, il Quirinale scorre alla tua destra come fosse un guardrail, per una frazione di secondo riesci a sorridere vedendo una delle 4 fontane nuova di pacca e poi di nuovo giù, sinistra, largo di Santa Susanna e le feste all’Istituto Geologico, abbandonato da quando si ha memoria.
Mentre ti lasci il centro alle spalle, passi su via Veneto e non pensi ne alla dolce vita, ne ai negozi di lusso, ne agli alberghi comprati dagli arabi. Tu cerchi nello specchietto retrovisore l’insegna MARTINI sul palazzo BNL, così, per accertarti che nessuno l’abbia sposta. A te dell’ambasciata americana e dell’hardrock non te ne frega niente. Ma hai fame e vorresti fermarti all’Harry’s Bar a mangiare il rostbeaf e mentre lo pensi torni adulto perché a 20 anni non sapevi neanche dove fosse l’Harry’s Bar.
Roma è così, per chi ci è nato, cresciuto, ogni posto, ogni faccia, ogni strada è un enorme groviglio di ricordi e emozioni e passioni e delusione, è un incredibile groviglio di eventi e fatti che nella notte romana si fondono, confondo e mischiano.
E ogni volta che sali in macchina di notte sai che quelle emozioni bello o brutte che siano mentre passi lungo quelle strade ti salteranno addosso. E più è lungo il tragitto, più la città ti renderà indietro quello che di giorno ti leva. Mentre fumi l’ennesima sigaretta con la musica a tutto volume, tutti i tuoi passi, tutti i tuoi posti ti vengono in contro, ti aprono le braccia, ti fanno sorridere e piangere, ti ricordano chi sei, e cosa fai, e dove vai.
Via di porta Pinciana – tamponamento con la macchina di un amica
Villa Borghese – slittini sulla neve alla valle dei cani
Concessionaria Ferrari Maserati – la più grande litigata della mia vita e il peggior gelato della mia vita accanto
Perché ogni evento della tua vita è stato vissuto con una scenografia che non ha tempo, che non ha eguali e che renderà la tua vita, i tuoi ricordi più belli di quelli degli altri, non c’è niente da fare. Se tu hai litigato in mezzo alla strada, lo hai fatto urlando come un’ossesso con un palazzo come sfondo un nasone che ascoltava silenzioso e una luce fioca sopra la tua testa. La tua litigata è più bella dei quella di chiunque altro.
Accelero, sono quasi arrivata, butto la sigaretta (sì fuori dal finestrino e sì non si fa) sì sono una maleducata. Qualcuno dietro di me “sfareggia”, ha fretta di proseguire, beato lui, ancora qualche minuto in macchina mentre Roma lo avvolge di sentimenti.
Parcheggio, a casa le luci sono ancora accese, mi sbrigo, ho 20 anni, no 30, no 15, non lo so più in che momento della mia vita sono, ma ho un sorriso a 36 denti stampato sulla faccia, e questo TU, tu che leggi e ci guardi come una “tribù dell’amazzonia” non lo capirai mai.
Tu che sei efficiente, tu che parli per frasi fatte, tu l’appartenenza a un posto, a un luogo, a una pietra, a una faccia, a un mondo che non ha numeri, che non ha regole, che è caos quel caos che tu cerchi disperatamente di dominare, di non vedere, quel caos che è il motore che spinge il mondo e l’universo. Tu non lo puoi vedere, non puoi saperlo vivere. A te qui giù le emozioni ti si mangiano.
Buonanotte Straniero, Torna al sicuro, lontano dal Caos. Che qui rischi di essere felice.