di Francesco Carini – Homo Sum
“Io non amo affatto la parola tolleranza, ma non ne ho trovate di migliori”. Mahatma Gandhi
Davanti alle migliaia di musulmani presenti nelle chiese qualche settimana fa è difficile comprendere l’indignazione generale, perché ciò non costituisce un atto di prevaricazione di una religione su un’altra, bensì un momento di condivisione di un luogo sacro in un periodo storico molto complicato. Il terrorismo da un lato e l’esasperazione di uno pseudo spirito nazionalista dall’altro rischiano concretamente di mettere all’angolo la già precaria convivenza pacifica fra le culture.
Nella storia non è certamente la prima volta vedere cristiani e seguaci dell’Islam uniti in preghiera nello stesso luogo di culto ed una disciplina come l’Antropologia del Mediterraneo, non il cieco odio, viene incontro a quello che poteva sembrare un evento più unico che raro, mentre ha costituito negli anni, in diverse parti del mondo, non la nascita di una religione, bensì di una nuova e rafforzata Koinè volta alla ricerca del sacro universale.
Non sono molti, ma alcuni posti hanno costituito il fulcro di azioni che vanno aldilà del puro sincretismo, legati a loro volta a dei concetti che stanno alla base del vivere civile (come ampiamente descritto nel volume “I luoghi sacri comuni ai monoteismi”, curato dal prof. Dionigi Albera e da Maria Caroucli). Un insegnamento è stato dato da una terra martoriata dalla guerra come la Bosnia. Lo Zajednicki Zivot (trad. “vivere insieme”) e la Krajna (trad. “condivisione”) hanno fatto in modo che islamici e cristiani vivessero insieme tranquillamente per lungo tempo, dimostrando come il problema della divisione dei popoli non fosse costituito dai credi che stavano alla base della sincera ricerca del sacro, bensì dal potere politico e da ideologie che hanno poi disintegrato l’ex Jogoslavia.
La studiosa Tone Bringa sostiene addirittura che nel villaggio di Beljvine i cristiani aiutassero i musulmani a costruire le moschee, ed allo stesso modo i secondi consideravano atto meritorio dare una mano agli ortodossi nell’edificare chiese in un’attività cooperativa definita Moba, con una minimizzazione delle differenti visioni religiose e un credo granitico nell’importanza della gentilezza. I musulmani tenevano addirittura del lardo da parte per i loro ospiti “miscredenti”, i quali erano a loro volta sposati da giudici islamici. Insomma il concetto di Komsiluk, ovvero di buon vicinato, è qualcosa che evidentemente è andato e può andare aldilà della fede, restando direttamente legato al nucleo centrale di Humanitas.
Straordinaria è anche una testimonianza… Continua a leggere