Homo sumCaro Renzi, i diritti sociali hai dimenticato e il popolo del NO ti ha asfaltato

di Francesco Carini Si potrebbero scrivere decine di pagine sulle motivazioni che hanno spinto il 60% degli italiani a schierarsi contro la riforma della Costituzione. Sicuramente non hanno aiutat...

di Francesco Carini

Si potrebbero scrivere decine di pagine sulle motivazioni che hanno spinto il 60% degli italiani a schierarsi contro la riforma della Costituzione. Sicuramente non hanno aiutato la presenza di Verdini fra i nuovi “padri costituenti” o la frittura di pesce proposta dal governatore De Luca, fino ad arrivare ad un opinabile finanziamento di quasi 100 milioni di euro per la Ryder’s Cup di golf, per poi invece puntare sulla pancia di chi voleva l’abolizione del CNEL (come fosse il più grande dei sprechi della storia), ma le cause sono verosimilmente altre, legate non soltanto alla difesa della Carta più bella del mondo. Questo voto ricalca in pieno il risultato delle ultime amministrative che hanno visto trionfare a Roma e a Torino il M5S, e, rispetto a quasi sei mesi, fa hanno pesato le stesse motivazioni, con la differenza che stavolta il Premier si è dimesso. Pertanto, con la medesima consapevolezza di quasi sei mesi fanon posso fare altro che riproporre gran parte di una riflessione del 20 giugno scorso.

Nonostante la vittoria dei sostenitori del NO abbia del merito legato ad un lavoro importante e ad una comunicazione efficace, hanno rivestito grandissimo rilievo il malcontento del popolo italiano e le mancate risposte di cui i principali colpevoli sono stati gli elementi di governo del Partito Democratico. L’erede su carta del PCI ha purtroppo rappresentato un “giustiziere” di fondamentali diritti sociali come quelli allo studio e alla salute e questo voto rappresenta in particolare modo un giudizio sull’operato dell’esecutivo targato Matteo Renzi, quello del Jobs Act e della “Buona Scuola“.

Nel 2015, circa il 30% di idonei in meno ai benefici allo studio rispetto agli anni precedenti è qualcosa di spaventoso. Rappresenta un colpo di mannaia alle speranze di milioni di studenti universitari che vedono nelle borse di studio l’unico mezzo di sostentamento. La riforma del nuovo ISEE voluta da Monti e difesa dall’attuale esecutivo è stata la principale causa di questo calo, e soltanto le battaglie di associazioni studentesche hanno fatto in modo da innalzare la quota ISEE a 23.000 Euro e l’ISPE a 50.000, restando comunque impotenti di fronte alla moria di iscrizioni all’università da parte di ragazzi che sicuramente non appartengono a ceti agiati.

Toni Morrison afferma che il potere di “definire” appartiene sempre a coloro che definiscono, mai a coloro che sono definiti; pertanto, se le professioni più importanti resteranno nelle mani di coloro i quali potranno sempre comandare, che futuro ci sarà per la democrazia reale? Uno fra gli schiaffi presi alle ultime amministrative è proprio dovuto al comportamento dell’attuale governo: ha dimenticato i giovani e soprattutto il concetto di uguaglianza, non legato a semplici frasi da Baci Perugina, bensì a reali esigenze di sostentamento.

Un altro colpo devastante alle tasche e alle speranze di milioni di concittadini è stato dato dal decreto Lorenzin. Attraverso questo atto normativo sono state tagliate 203 prestazioni, con l’impossibilità di prescrizione per molti esami importanti da parte dei medici di base. E visto che in Italia per prenotare una visita specialistica sono spesso necessari dei mesi, ci si rivolge ad uno specialista privato, situazione divenuta off limits per milioni di italiani, costretti a rinunciare alle cure per problemi economici. Pensionati, operai, impiegati ed anche la classe media devono fare a meno di ciò che dovrebbe essere la base per un moderno stato europeo e democratico.

A scanso di ogni visione complottista ed utilizzando banali intuizioni da economia spicciola ma efficace, si può affermare che è stata tolta la speranza a milioni di famiglie di poter elevarsi socialmente, culturalmente ed economicamente, con dei tagli che ricordano i peggiori governi conservatori. Dietro le migliaia di rinunce a studiare ci sono milioni di sogni infranti e soprattutto una più o meno celata presa di posizione che non può essere altro che politica: il figlio dell’operaio vada a lavorare (se è fortunato) e il figlio del ricco continui il suo percorso. I giovani si sono stancati delle favole di singoli che eroicamente ce la fanno fra vari ostacoli. Gli stessi ostacoli che limitano l’uguaglianza devono essere tolti dallo Stato, mentre in questi anni sono aumentati attraverso l’operato degli ultimi governi.

La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame. (Sandro Pertini)

Il tempo delle pantomime è davvero finito. Mentre ragazzi provenienti da famiglie meno abbienti alzavano bandiera bianca di fronte all’impossibilità di conseguire una borsa di studio che fino a 10 anni fa era quasi una formalità, il 26 ottobre 2015 l’ex sindaco di Firenze ha sentenziato all’Istituto di Cultura Italiana di Lima:

Una frase di Vallejo dice sostanzialmente […]: “più si sa, più si è liberi”.

Considerando la citazione di uno fra i più grandi poeti del Novecento e legato fortemente alla sinistra, oltre che sensibile ai temi della povertà e del mancato accesso universale all’istruzione, il premier avrebbe dovuto tenere a mente in maggior misura le esigenze di un elettorato che non può andare avanti con un bonus per diciottenni. Ebbene, forse i giovani non sono solo costituiti dalla “generazione social” fissata con la Apple e iscritta a prestigiosi atenei privati, probabilmente nel 90% dei casi sono persone con poche decine di euro in tasca che sognerebbero un futuro migliore anche in aule sovraffollate o in mense universitarie strapiene. Renzi qui ha toppato… Non si vota solo nei quartieri bene, ma anche in zone in cui si lotta per arrivare a fine mese e ci si priva anche di prestazioni sanitarie importanti come risonanze magnetiche solo perché il medico di famiglia non può prescriverle senza il parere di uno specialista, che magari potrà visitare il paziente fra sei mesi con l’impegnativa o entro due giorni pagando 180 euro…

In una situazione limite come questa, l’attuale governo ha toccato un punto ancora più basso, considerando che si è appellato al Consiglio di Stato alfine di ribaltare le tre sentenze del Tar del Lazio (2454, 2458 e 2459 dell’11/02/2015), che aveva già dichiarato illegittimo il DPCM 159/2013 nella parte in cui fissa le regole e i criteri del calcolo ISEE per le famiglie con componenti disabili a carico.

Come recita la sentenza del 29 febbraio scorso, le pensioni non sono state considerate un sostegno al disabile, bensì un’irragionevole remunerazione, in contrasto anche con l’art. 3 della Costituzione.

Cioè, l’attuale governo ha calcato la mano anche contro dei portatori di handicap, non prendendo in considerazione le sofferenze ed i sacrifici di un nucleo familiare con gravi problemi simili, trovandosi “costretto” a rivedere il decreto.

Dopo un attacco del genere ai diritti sociali delle fasce più deboli della popolazione, quest’ultima batosta elettorale è il minimo che potesse capitare. La maggior parte dei sessanta milioni di italiani che vivono in questo paese non hanno in testa solo l’uscita dell’ultimo iphone, ma probabilmente hanno timore di non riuscire a fare la spesa o a comprare dei farmaci base.

Caro governo, non hai capito che le sconfitte sarebbero potute diventare dei preziosi insegnamenti se si fossero letti i dati reali e non si fosse guardato il paese da una torre d’avorio. Non sono bastate la legge sulle unioni civili, le telefonate della Boschi, le battute da cabaret per far cambiare idea agli elettori o l’elemosina di un SI con la stessa tecnica con cui si chiede un like per una pagina Facebook. Si doveva stare più vicino alle esigenze della gente, non delle banche. Magari, ripassare l’articolo 3 della Costituzione più bella del mondo non ti avrebbe fatto male.

Tutti i cittadini hanno pari dignita’ sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta’ e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.