Homo sumCaso Medjugorje: possibile scontro fra: Vaticano, devoti e “spiritual seeker” cattolici?

di Francesco Carini Dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna ci manderà alle 4 del pomeriggio? Papa Francesco Correva giugno 2015 e a Santa Marta papa Francesco si es...

di Francesco Carini

Dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna ci manderà alle 4 del pomeriggio? Papa Francesco

Correva giugno 2015 e a Santa Marta papa Francesco si esprimeva così a pochi giorni dal trentaquattresimo anniversario dell’apparizione della Vergine Maria ai veggenti di Medjugorje. Di sicuro, quelle del Santo Padre sono state parole molto importanti, che hanno turbato parecchio i fedeli legati alla cittadina della Bosnia Erzegovina, dove in centinaia di migliaia vi si recano in pellegrinaggio.

A distanza di circa 18 mesi, appena qualche giorno fa, la sala stampa del Vaticano ha fatto sapere che monsignor Hoser, arcivescovo di Varsavia, vi si recherà in qualità di Inviato al fine di raccogliere conoscenze in merito alla situazione pastorale del luogo.

Ciò ha messo un pò in subbuglio la gremita comunità legata a questo culto, che già in passato non aveva visto di buon occhio le parole e le posizioni del pontefice, schieratosi contro il concetto – definito anticattolico – di Madonna Superstar.

Ma cos’è che spinge milioni di persone a cercare l’evento straordinario e riporre così tanta fiducia nei mistici (non solo di Medjugorje) e nei loro messaggi rivelati?

Il rischio per una grande religione come il cattolicesimo è quello di vedere l’allontanamento dei fedeli per la sua struttura ormai sedimentata, con un’impostazione ordinaria e quasi amministrativa della fede, nonostante le grosse novità portate da Francesco sotto il profilo comunicativo. Gli scandali legati alla pedofilia e alle ricchezze della Santa Sede portano parecchie persone ad allontanarsi o a non avvicinarsi totalmente ad una struttura inclusiva, che comunque non fornisce secondo studi importanti l’appeal di cui avrebbe bisogno, verosimilmente proprio a causa della burocratizzazione dell’intero sistema, caratterizzato dalla divisione in ruoli predefiniti, che non lasciano spazio alla partecipazione diretta dei fedeli, se non in delle funzioni in cui i sacerdoti impersonano il ruolo dei pubblici ufficiali.

Nella sociologia della religione è stato molto utilizzato negli ultimi anni il concetto di Designer Religion, che si è accompagnato a quello di Designer Politics, cioè della ricerca di una religione e di una politica fatta su misura, corrispondente all’esigenza di centralità che l’individuo vuole ricavarsi all’interno della sua esistenza e dell’ambiente in cui vive, con la diretta conseguenza della nascita di vari nuovi movimenti in entrambi gli ambiti, lontani dalle strutture di plausibilità su cui, secondo Berger, si fonda la religione. A tal proposito, è stato coniato il termine di Spiritual Seeker, citato dalla professoressa Stefania Palmisano (Dipartimento di Politiche, culture e società dell’Università degli Studi di Torino) nel suo saggio La spiritualità del dio personale, inserito nel volume Piccoli atei crescono, in cui si esamina la situazione italiana legata ad una nuova esigenza di spiritualità, non tanto cercata attraverso il milieu olistico offerto (come all’estero), bensì all’interno della stessa fede cattolica. Discipline come yoga e meditazione trascendentale sono in crescita sia fra credenti che fra non credenti, ma la maggioranza dei fedeli di casa nostra restano cattolici, basandosi maggiormente sul concetto di Spiritualitas cristiana.

C’è sempre più una maggiore ricerca della spiritualità diretta non veicolata da sacerdoti che, come viene sostenuto nello stesso saggio, ha un’accezione fortemente inclusiva, al contrario di una religione vista ultimamente soprattutto in chiave etnocentrica.

Questa ricerca di contatto autentico riguarda in particolare le donne che, a livello globale, in numero crescente si sono allontanate dalla religione ufficiale, anche per un mancato riconoscimento nei loro confronti di un ruolo importante. La nascita di correnti come La Spiritualità della Dea (spiegata dal saggio della dottoressa Roberta Pibiri nel volume D come donne, D come Dio della prof.ssa Palmisano), in cui si va a riscoprire il ruolo fondamentale e storico della divinità femminile all’interno della religione (anche nelle cosiddette società gilaniche), è un messaggio chiaro sul cambiamento in atto nella società e sulla necessità di riforme all’interno di una religione, in cui non si comprende ancora bene se la spiritualità non veicolata e guidata ufficialmente da religiosi viene vista come una minaccia alla credibilità dell’istituzione stessa.

Su Facebook sono nate molte pagine legate anche a figure religiose a cui migliaia di fedeli cattolici hanno aderito. Con immense catene di amen, richieste di esorcismi e preghiere per ricevere grazie, si ritrovano in migliaia all’interno di comunità virtuali dove si leggono spesso commenti (in particolare di donne) che si appigliano non solo alla fede, ma soprattutto ai membri del gruppo (chiamati fratello o sorella) per superare momenti o situazioni difficili, proprio come si faceva tempo addietro tramite le chiacchierate con il parroco del paese. Ciò può essere normale, ma risulta comprensibile la preoccupazione della Chiesa in riferimento all’affidarsi ad una spiritualità ritagliata su misura in cui forse troppo facilmente si fa riferimento ad influssi del maligno per problemi che poco hanno a che fare con l’ultraterreno, bensì con casi di solitudine o con posizioni sociali affatto valorizzate.

Negli anni ’60, l’antropologo sociale Ioan Lewis, nel libro “Possessione, stregoneria e sciamanesimo”, parla di casi in Africa di possessione di folletti e spiriti (Sar, Zar o Bori) fra donne escluse da ruoli importanti in gruppi dominati dagli uomini e che spesso trovavano la loro dimensione in culti “non ufficiali” dove le pratiche erano invece officiate da “sacerdotesse”. Naturalmente la situazione è molto differente rispetto a quella italiana e non si vuole assolutamente offendere la sensibilità di nessuno, ma in alcuni casi forse il bisogno di una spiritualità, in virtù della quale si riprenda il timone della della propria vita sia religiosa che di tutti i giorni, attualmente costituisce a volte un’importante via di mezzo per persone non soddisfatte dall’ordinarietà, ma vogliono restare ancorate alla Chiesa anche attraverso pellegrinaggi o esperienze molto forti, in cui l’aspetto ordinario della fede si unisce a quello straordinario dei miracoli e delle apparizioni.

Appunto, il caso delle manifestazioni mariane costituisce un esempio di spiritualità inclusiva sia in ambito cristiano che musulmano, che va aldilà del semplice sincretismo o del ruolo della religione vista come collante sociale (vedesi le presunte apparizioni della Vergine Maria in Egitto, a Zaytun nel 1968 e ad Assiut nel 2000), animando una spiritualità ed una ricerca comune del sacro che giunge dove l’istituzione religiosa non sarebbe mai arrivata.

Che i messaggi di Medjugorje siano reali o fantasie attualmente non si sa. Di sicuro c’è la possibile spaccatura all’interno di una parte della Chiesa fra chi non ripone fiducia fra i veggenti, basandosi sulla dottrina, e chi crede fortemente in quei messaggi.

Padre Amorth, deceduto da qualche mese, il 15 settembre 2011, attraverso i microfoni di Radio Maria consigliava ai fedeli di pensare con la propria testa, scagliandosi con preoccupazione contro alcuni cristiani (preti e vescovi in primis) scettici sui fatti di Medjugorje e rei di non credere a quella da lui definita come: la Mamma di Dio, inviata per 30 anni come si faceva nei millenni precedenti con i profeti.

Dall’altro lato Bergoglio, considerato secondo una ricerca effettuata fra i giovani uno fra i pochi leader credibili (non solo dal punto di vista religioso), sembra orientato su posizioni ben differenti. Secondo il saggio di Roberta Ricucci, Io ballo da sola. Lontani dalla chiesa, non da Francesco, l’attuale pontefice, proprio per il suo imprinting più votato alla giustizia sociale che al sacro, è in grado di attirare le simpatie e i pareri positivi dei non credenti e di coloro i quali si erano allontanati dal cattolicesimo, con una velata critica da parte di una minoranza di giovani praticanti, preoccupati da un possibile (ed involontario) ruolo divisorio del Papa per la sua linea di pensiero e di azione.

Da credenti o non credenti, le analisi sociologiche portano a comprendere che la ricerca di spiritualità è in aumento e va aldilà dell’identificazione con una religione (vedesi la nascita di nuovi movimenti religiosi), ma potrebbe costituire potenzialmente un elemento fondamentale per la sopravvivenza di quest’ultima, forse anche in ambito interculturale. Il dibattito resta aperto.

© Francesco Carini – tutti i diritti riservati

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