Nella confusione di questo nostro tempo, abbiamo necessariamente bisogno di riferimenti sicuri e di illuminazioni forti ma resistenti.
La crisi dell’editoria, l’abbassamento della qualità delle informazioni, il pressapochismo di certe analisi e la debolezza della politica, stanno ulteriormente accentuando questo disordine nel quale ci ritroviamo catapultati. Per uscire da questo labirinto, le cui pareti spesse sono fatte di false notizie e verità alternative, vi è una sola e semplice soluzione: tornare ad essere credibili. Ma la credibilità delle informazioni, della politica, dell’editoria, delle istituzioni democratiche, passa necessariamente da una via obbligata e stretta, in cui la superficialità e la banalizzazione di concetti complessi non può più avere spazio.
In questa direzione, uno sforzo interessante lo fa Francesco Nicodemo con il suo libro “Disinformazia” edito da Marsilio. In questo volume, già nella parte alta di ogni classifica di vendita degli store online, Nicodemo svela le alterazioni subite dall’informazione in rete che condizionano in maniera inconsapevole e profonda la nostra visione del mondo. Disinformazia è una navigazione, che parte dalle principali vicende di politica internazionale che hanno contraddistinto gli ultimi mesi a partire dal 2016, per arrivare a una serie di riflessioni non procrastinabili sulla comunicazione e sulla politica: l’obiettivo del testo è quello di destare la consapevolezza che sulla rete non siamo utenti passivi davanti a uno schermo ma soggetti attivi e partecipi che devono solo riappropriarsi del proprio ruolo.
Nella sua lunga analisi, Nicodemo fa spesso riferimento a casi emblematici e a studi o articoli di stampa internazionali, arricchendo così la lettura con elementi di concretezza immediatamente verificabili. Non essendo estraneo alle dinamiche della comunicazione politica, avendo avuto responsabilità dirette nella gestione strategica della comunicazione del Pd, Nicodemo ci permette di ragionare anche sulla costruzione del consenso attraverso i socialmedia. Senza tralasciare nulla, la sua lente d’ingrandimento ci permette di leggere chiaramente nelle nicchie virtuali, sempre più a nostra immagine e somiglianza, dove le idee iniziali si polarizzano ulteriormente generando un altro aspetto patologico della rete: il partyism definito da Cass Sunstein. I social network e i principali motori di ricerca sembrano arrancare davanti a queste sfide. Il fact-checking arriva inevitabilmente in un secondo momento rispetto al flusso informativo e l’uomo pare animato da dubbio e scetticismo, l’ambiente ideale per la post-verità. Disinformazia ci permette di meglio comprendere perché l’uomo deve continuare a pretendere informazione di qualità e perché è preferibile una comunicazione empatica e divulgativa in luogo di quella che mira solo a impressionare. Disinformazia, così come l’ultimo album di Dario Brunori, è il giusto antidoto alla paura e all’odio di questi tempi acerbi. Scritto molto bene, accompagna il lettore in una sorta di passeggiata inferenziale tra storytelling e leadership, hashtag e visioni.
Se è vero che i libri non si raccontano ma si leggono, allora è utile ricordare che Disinformazia sarà presentato oggi 5 luglio, a Roma, ore 18:30, presso lo Scout Center di viale delle Provincie. Con l’autore ne parleranno: Costanza Crescimbeni, Tommaso Labate e Claudio Velardi. Presenti anche gli onorevoli dem Anna Ascani e Lorenzo Guerini.