di Francesco Carini – Homo Sum
Ieri é stata la giornata in memoria delle vittime di mafia, proprio il 21 marzo, primo giorno di primavera e giorno in cui é stato mandato online questo blog, con cui si punterà pian piano a fare divulgazione culturale e sensibilizzazione ai diritti umani. Fra di essi ci sono sicuramente i diritti politici e all’uguaglianza sociale, oltre a quello alla sicurezza e alla libertà. Si tratti di frutti di decenni di battaglie di civiltà, che in molte regioni del globo si sono scontrate negli anni con la criminalità organizzata (dall’Italia alla Nigeria, passando per Russia e Balcani).
Fra queste ultime c’è naturalmente la Mafia, che, con il suo apparato, é divenuta sempre più forte, controllando nel tempo voti, denaro pubblico e posizioni, determinando un assetto che di democratico non ha nulla, anche se é riuscita a mimetizzarsi sotto le vesti di una finta libertà, non uccidendo più (o quasi) fisicamente, ma facendo terra bruciata attorno a coloro i quali non accettano determinate situazioni di controllo civile e sociale, privandoli della forza di reagire e uccidendoli dentro. Naturalmente, quando si parla di vittime di mafia un siciliano (e un italiano in genrale) non può non pensare alle stragi di Capaci e di via d’Amelio, dove persero la vita rispettivamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (oltre agli agenti della scorta), uccisi con tecniche terroristiche.
Ci sono però altre storie tremende, che sono state messe nel dimenticatoio o non si conoscono affatto. Una di queste riguarda Pasquale Almerico, giustiziato il 25 marzo del 1957, ma il cui supplizio era iniziato prima.