di Francesco Carini – Homo Sum
Un’Europa libera e unita è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era farà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza ed i privilegi sociali. (Incipit tratto dal capitolo III “Compiti del dopoguerra – la riforma della società” del Manifesto di Ventotene)
Per un’Europa libera e unita. Progetto di un manifesto, è il saggio scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi e da molti considerato come il documento che ha ispirato l’Unione europea nella sua dimensione non tecnocratica, ma in quanto ideale dell’organizzazione razionale degli Stati Uniti d’Europa come spazio: «in cui si abbraccino in una visione d’insieme tutti i popoli che costituiscono l’umanità».
Suddiviso in tre parti connesse a: La crisi della civiltà moderna, L’Unità europea e La riforma della società, proprio in quest’ultima si fa cenno alla necessità di una rivoluzione socialista che ha il compito di proporre:
«l’emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni di vita più umane».
Era questo lo splendido sogno di Spinelli e di Rossi, che vedevano in un’unione di stati realmente democratici l’argine contro la crisi della civiltà europea che aveva condotto ai totalitarismi. Pertanto, una nuova rinascita europea sarebbe dovuta partire dalla lotta alle disuguaglianze che sicuramente andava contro le posizioni delle classi privilegiate, viste come le responsabili dell’instaurarsi delle dittature dagli anni successivi alla fine della prima guerra mondiale. Quelle stesse classi che controllavano complessi industriali e bancari e, secondo gli autori dello scritto, hanno usato gli ordinamenti liberal-democratici per: «ottenere la politica più rispondente ai loro interessi», hanno causato l’ascesa dei regimi totalitari, dove furono: