MillennialsMillennials candidati alle Europee: sei domande per Marco Mes

Marco Mes, 28 anni, laureato in architettura e attivista 5 stelle è il nostro quinto intervistato: si candida per il M5S nel collegio Nord-Ovest. Due sfide per l'Europa che secondo te hanno la p...

Marco Mes, 28 anni, laureato in architettura e attivista 5 stelle è il nostro quinto intervistato: si candida per il M5S nel collegio Nord-Ovest.

Due sfide per l’Europa che secondo te hanno la priorità e come si affrontano nei prossimi 5 anni.​

L’UE deve riportare al centro delle sue politiche due tipologie di tutele, quelle ambientali e quelle sociali. L’unione europea ha le risorse e il peso politico per incidere su queste due tematiche. Da una parte ha la possibilità di avviare un “New Green Deal” che dia forza alle politiche ambientali e alla lotta contro i cambiamenti climatici, dall’altra invece ha la possibilità di puntare alla diminuzione delle disuguaglianze riportando equità sociale a tutti i cittadini europei. Il primo passo per fare questo è abolire i paradisi fiscali all’interno dell’UE che impediscono all’Italia di incassare miliardi dalle multinazionali che fatturano in quei paesi a fiscalità agevolata.

Ambiente, il tema del futuro: tornare indietro per inquinare meno o andare avanti ed efficientarsi di più?​

Si deve puntare ad una transizione energetica modulata nel tempo ma con tappe ben definite. Le trasformazioni industriali devono essere la priorità.
Il MoVimento 5 Stelle è la forza politica italiana che ha votato più a favore delle politiche ambientali nella scorsa legislatura. Noi vogliamo inserire incentivi fiscali per le imprese che diminuiscono le emissioni di CO2 e che limitano l’utilizzo di plastiche e imballaggi. Ci sono ancora troppi fondi dell’UE destinati alle fonti fossili.

L’Europa è governata dagli Stati: per questo si ragiona a politiche nazionali e non europee. Nel dibattito come ti poni?​

L’egoismo di alcuni stati è dovuto anche al fatto che le isitituzioni europee non funzionano, il parlamento europeo è l’unico al mondo che non ha iniziativa legislativa, ha solo la possibilità di inserire emendamenti, in Consiglio invece bisogna superare il criterio dell’unanimità. Tutto il meccanismo fa in modo che alcuni stati prendano il sopravvento. Sulla politica estera ogni Stato fa a sè purtroppo. La nostra attuale Commissaria Mogherini ha inciso pochissimo nelle politiche estere europee. Vedo in prospettiva anche molti problemi per l’eventuale creazione di un esercito europeo, come si fa ad avere una difesa condivisa quando la politica estera è diversa per ogni singolo paese?

Nord Africa e migrazione: cosa propone un candidato al Parlamento Europeo?
L’UE deve prendersi le sue responsabilità, il fenomeno dell’immigrazione va gestito, non lasciato alle singole iniziative di paesi del Sud Europa che si trovano costantemente in difficoltà. I migranti devono essere redistribuiti secondo parametri precisi, popolazione, PIL, tasso di disoccupazione e così via. Un’Europa solidale e credibile che non chiude gli occhi passa anche da una presa di posizione su questo tema. La sospensione di Schengen lungo i confini italiani, come ad esempio è successo a Ventimiglia, è una vergogna.

Cina e Russia: due giganti con cui parlare o battersi?
Dobbiamo utilizzare l’arma migliore che abbiamo, la diplomazia. Secondo me le sanzioni alla Russia sono controproducenti, specialmente per noi italiani. Per quanto riguarda la Cina la vera sfida è entrare nel loro mercato con il nostro (vero) Made in Italy, sarebbe una grandissima opportunità. La Via della Seta vuole essere proprio questo, un accordo commerciale che inizia finalmente a farci entrare nel loro mercato.

Siamo passati da fondatori ad essere piuttosto isolati su molti temi. Come può contribuire l’Italia allo sviluppo dell’Unione nei prossimi anni?
Non vedo particolare isolamento, molti paesi al contrario iniziano a stare stretti all’interno delle logiche imposte dall’asse franco-tedesco. Queste logiche hanno solo indebolito l’UE. Domenica 26 maggio possiamo avere una grande opportunità di tornare a pesare come Italia all’interno delle istituzioni europee.

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