Homo sumDramma povertà: «prendersi cura, non basta curare». Da Catania, la missione del medico e sacerdote don Mario Torracca

In tempi bui, in cui purtroppo la solidarietà e la pietà sono diventate quasi una minaccia o un atto sovversivo, dalla Sicilia può arrivare un raggio di speranza

di Francesco CariniHomo Sum

Ho visto recentemente, pochi minuti fa, alcune statistiche di povertà: fanno soffrire. Papa Francesco, 17/11/2019

Due giorni fa, 16/11/2019, 24 ore prima della Terza Giornata Mondiale dei poveri, è stato pubblicato dalla Caritas il Flash Report sulla povertà e l’esclusione sociale. Nell’introduzione di don Francesco Soddu si legge:

«la povertà dei lavoratori, soprattutto quella degli operai, conosce un trend di inarrestabile crescita (+ 624% dagli anni pre-crisi ad oggi); tra le persone che bussano alla porte della Caritas, appare sempre più evidente la diffusione di rilevanti bisogni di salute, a conferma della presenza di zone grigie all’interno del nostro sistema di welfare, incapace di farsi carico di alcuni diritti fondamentali».

Nello stesso report si legge che, a fronte di una diminuzione di 5,4 milioni di unità rispetto al 2012, 109,2 milioni di persone risultano a rischio povertà ed esclusione sociale, pari al 21,7% della popolazione europea, sicuramente un dato a cui fare molta attenzione.

In Italia, i nuclei familiari in stato di povertà assoluta sono 1.800.000, per un totale di 5 milioni di individui, rispettivamente il 7% e l’8,4% del totale. Dinnanzi a un sostanziale equilibrio rispetto al 2017 relativo a questi ultimi dati e a un miglioramento per ciò che concerne il tasso di disoccupazione complessivo, passato dall’11,2% al 10,6%, la situazione resta problematica in quanto l’Italia è il sesto paese europeo con il più alto rischio di povertà, ma è al Sud e nelle isole che il quadro diventa ancora più drammatico, con la povertà assoluta che raggiunge l’11,2% e il 12% degli abitanti.

Da quanto si deduce dai numeri e dalle parole di don Francesco Soddu, il problema non è connesso solo alla disoccupazione, piuttosto alla povertà in cui vivono anche i lavoratori, nonostante orari e turni non di rado massacranti. Con riferimento allo stesso report, l’incidenza della povertà assoluta tra i working poor è cresciuta dall’1,7% del 2007 al 12,3% odierno. Pertanto, il problema non è soltanto legato alla mancanza di lavoro, bensì alle condizioni e alle retribuzioni erogate agli stessi impiegati o operai, i quali spesso, più che vivere, possono forse sopravvivere.

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