Homo sumL’Italia ai tempi del Coronavirus fra: paura, haters e caccia agli untori. Parola al giurista e “occhio alla legge”

In un’atmosfera sempre più preoccupante sotto il profilo sanitario, ma che si sta evolvendo negativamente anche dal punto di vista sociale, l’avv. Gianfranco Passalacqua analizza alcuni rischi per la società italiana

di Francesco CariniHomo Sum

L’importanza di far parlare gli esperti in determinati ambiti vale sempre, soprattutto in questi momenti, come già sottolineato saggiamente da personaggi pubblici quale l’allenatore di calcio Jürgen Klopp, il quale, il 4 marzo, come riportato anche da Sky Sport, in conferenza stampa si è così rivolto ad un giornalista che gli aveva posto una domanda sul Coronavirus:

«non mi piace che su questioni serie venga considerata importante l’opinione di un allenatore di calcio. […] le persone che non sanno nulla, come me, non possono parlare, ma devono ascoltare chi le cose le sa […]».

Questo è un principio che dovrebbe valere sempre, in ogni campo, perché il “tanto per parlare”, attraverso il passa – parola, rappresenta una “sciagura” in ogni campo, dalle discussioni di gente annoiata in stile “Casalinghe Disperate” (dal titolo della famosa serie “Desperate Housewives”) ai rapporti sociali più complessi, ma quando in gioco c’è la salute, da un fattore di costume, diventa naturalmente molto più pericoloso.

Il “tanto non mi viene nulla e faccio quello che voglio” con disinteresse verso il prossimo, quanto il segnalare e insultare violentemente, mettendo alla gogna via social o in presenza persone senza sapere il perché sono fuori (che rispettano la distanza di sicurezza) o, addirittura, pensare di additare preventivamente soggetti fotografati o meno che si mettono prudentemente in balcone o in terrazzo, evitando ogni contatto, per prendere qualche raggio di sole e un pò di aria (che, a detta degli esperti, male non fa, come riportato in questa intervista alla dottoressa Villa), rappresentano gli antipodi di una situazione che non deve ulteriormente sfuggire di mano, da un lato per comportamenti irresponsabili (es. di chi non fa nulla per evitare assembramenti), dall’altro per prevenire e non alimentare forme di odio sociale (già denunciato pubblicamente da Chiara Appendino, sindaco di Torino) che possono condurre a gravi conseguenze, peggiorando un quadro già ampiamente drammatico causato dal pericoloso diffondersi della COVID-19.

Davanti a un contesto molto complesso, in cui un cittadino medio impaurito, se aizzato, può passare involontariamente e grottescamente attraverso l’immaginazione, nel giro di qualche ora trascorsa seduto alla propria postazione PC, dall’impersonare un misto fra Azuma (protagonista di Violent Cop di Takeshi Kitano, 1989) e il sergente Hartman di Full Metal Jacket, fino a immedesimarsi (a grandi linee) in Catone il Censore, il prof. Gianfranco Passalacqua, avvocato cassazionista, specialista in diritto amministrativo e diritto ambientale, con attività di docenza presso il dipartimento di scienze giuridiche dell’Università La Sapienza di Roma, ha risposto ad alcune domande, facendo una disamina ad ampio raggio dal punto di vista giuridico, non medico, della situazione che sta attraversando il paese, per la serie: “ubi societas, ibi ius“.

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