Normalizzare il corpo delle donne. Un messaggio forte, importante, in forte controtendenza, ma che è stato rilanciato proprio dalla più importante influencer a livello globale, Chiara Ferragni. Il messaggio della Ferragni è stato poi sostenuto da molte altre influencers di Instagram, diventando un vero e proprio tema di battaglia e discussione in rete. Tra le altre protagoniste di questa importantissima campagna di sensibilizzazione c’è anche Marina Vita, meglio nota su Instagram come “@nevertoobeautiful“, che della vita senza filtri e della bellezza al naturale è da sempre una delle più importanti testimonial. Ne abbiamo parlato in questo dialogo.
Body positivity, body shaming, fat shaming. Di cosa si tratta e perché sono diventati dei veri e propri temi di battaglia.
Il bodypositive è un movimento sociale che pone l’attenzione sul rispetto del corpo a prescindere da qualsiasi condizione, nato per contrastare fenomeni di bodyshaming e fat shaming (di derisione del corpo), problematiche quanto mai attuali e diffuse nel mondo contemporaneo. Con i socialmedia, ormai, siamo esposti al giudizio di tutti, giudici non richiesti delle nostre vite e dei nostri corpi, soprattutto se non rispondenti a quella idea di bellezza che dagli anni 90 in poi è diventata quasi una legge di accettazione sociale. Da qui nasce l’esigenza di ribellarsi a questi schemi, di stravolgerli e riportarli ad una dimensione più umana, riconoscendo il valore della bellezza fisica, qualità che non deve in alcun modo classificare l’individuo.
Instagram contiene moltitudini, spesso in contraddizione, propone modelli di bellezza in cui la perfezione del corpo è quasi un ossessione. Ma la normalità e la verità sono altrove, solo che non sono così mainstream. Come cambiare questo trend?
Con il coraggio. Lo so, sembra una risposta alla Giovanna D’arco, eppure è tutto racchiuso in quella parola. Invertire la tendenza, pensare diversamente, cercare la strada per emergere mostrando la normalità piuttosto che la perfezione, la sostanza piuttosto che l’apparenza, nel mondo social è da pochi. Il bodypositive è sì un movimento, ma anche una moda e come tale spesso viene solo strumentalizzato. Instagram è pieno di profili ammiccanti che non si preoccupano di quanto l’immagine che danno di essi influisca negativamente sulla vita dei loro followers, creando un divario immenso tra finta perfezione e realtà. Ci vuole tanto coraggio a togliersi ogni maschera e svelare tutti i segreti di questo mondo complicato, ma è un atto di responsabilità verso il proprio pubblico.
Il tuo progetto #morethanbeautiful va proprio in questa direzione, ma come nasce e come si sta evolvendo?
Il progetto #morethanbeautiful (più che bella), volutamente chiamato così per dare seguito ed evoluzione al mio nickname Instagram @nevertoobeautiful (mai abbastanza bella) nasce durante il lockdown, momento di calo creativo ed emotivo per ogni artista abituato a vivere esperienze “esterne” e a cercare l’ispirazione al di fuori della 4 mura di casa. Ero infatti obbligata ad interagire con il mio seguito dal divano di casa, e mentre vedevo le altre truccarsi e prepararsi, io, sentivo di non farlo lasciando l’acne visibile in volto, mostrando ciò che sono: una ragazza con tutti i bellissimi difetti che mi(ci) rendono unica(che). Il pubblico ha apprezzato ed ho deciso di continuare così, intraprendendo un percorso in cui ho coinvolto psicologhe, esperte di bellezza, consulenti d’immagine, sviscerando con loro molti aspetti di queste spinose tematiche, continuando costantemente a parlarne, usando un’arma spesso sottovalutata: l’autoironia. Di recente ho iniziato anche a parlare di posing (letteralmente ‘saper posare’) cercando di infondere sicurezza al momento dello scatto, evitando così l’uso eccessivo di Photoshop e di strumenti di postproduzione ormai alla portata di tutti che alterano la realtà.
Instagram non è più solo la fiera della vanità ma anche uno strumento di impegno civile e politico. La deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez, ad esempio, ne ha fatto uno dei suoi luoghi ideali di condivisione di temi e battaglie politiche.
Questa è una conquista degli ultimi due anni, la vetrina mediatica più famosa del mondo ha iniziato ad essere un vero e proprio centro culturale, di scambio di idee. Sono centinaia le donne che hanno svoltato la loro carriera puntando sul sapere piuttosto che sull’apparire. Tu hai nominato la Cortez, io posso nominarti @imenjane che ha fondato una community solida parlando di attualità e finanza, @dataroomgabanelli, canale di video-inchieste di Milena Gabanelli. È l’inizio di qualcosa di bellissimo, forse sarò vecchia quando non servirà più un corpo perfetto per essere considerati credibili, ma sono felice di aver fatto parte di una piccola rivoluzione.
Ed è anche uno strumento di lavoro molto importante. A proposito, tu che lavoro fai?
Io? Bella domanda. Content creator ti dice qualcosa? Creo contenuti digitali (foto/video/storytelling/copy) per aziende, che scelgono il mio lavoro e il mio modo di comunicare. L’spirazione nasce dalla passione per la continua ricerca del ‘bello in ogni cosa’, la tecnica l’ho appresa “sul campo” e il risultato è: trovare la bellezza e renderla comunicabile. Più che un lavoro, forse è un talento. Nel tempo libero invece mi diletto nell’organizzazione social di eventi, in ultimo il Matera Film Festival. Ah, sono laureata in Giurisprudenza, devo specificarlo perché mio padre ci tiene!