La City dei TartariUn anno immobile – La giungla del ritornare

A fine maggio, ho volato verso l’Italia dopo dieci mesi di assenza dalla scena aeroportuale. Greta avra’ tirato un sospiro di sollievo, data la mia serie storica di voli (una manciata di ettari di foresta a conifere all’anno). E il sospiro é lo stesso che trattengo io da quando sono montato sull’Uber ed entrato nel Terminal 5 di Heathrow.

L’aeroporto è vuoto, asettico e, senza il rimbombo delle voci, quasi una cattedrale post-era del cemento. Una preghiera del viaggiatore esce naturale, il classico fammi arrivare dove devo andare nei tuoi disegni, ma non a Minsk. Arrivo all’ingresso del check in e il personale ha le pistole per la temperatura pronte all’uso. Fra sfida all’ok corral e star trek. ‘Dove va?’ mi intima il signore in completo blu e spillina alata. ‘Roma’. Avrei voluto dire ‘Where all the roads lead’ ma non mi sembra il caso. ‘Puó passare’. E gli chiedo, da accolito del tempio dei controlli ‘Why?’ Perché no, ribatte.

Ovviamente, appena arrivo al check-in desk faccio la stessa domanda, e l’assistente alza il sopracciglio. ‘Not possible, let me check’. Risultato, inizia  una discussione fra varie persone del desk, a tratti accesa (per quanto lo possa essere uno scazzo fra inglesi, molto passive aggressive, indici che puntano schermi e schermi di regole e citazioni dotte da qualche manuale IAATA). Alla fine, mi viene provata la temperatura che risulta ben al di sotto dei 37 gradi e mezzo che mi avrebbero impedito di volare, e si scusano. Mentre vado via, arriva una signora sventolando un foglio e urlando ‘io vado in Israele, ho il PCR dell’NHS, li’ gli va bene. Fatemi partire!’ Io la guardo e mi viene da dirle ‘good luck with that’. Perche’ lo insegnano anche alle scuole che il test va pagato, sulle decine di siti del governo inglese. Nomi di societá talmente spuri che farebbero vergognare qualsiasi ufficiale di un qualsiasi rifugio fiscale. Per curiositá, ho controllato cosa e chi ci fosse dietro la societa’ a cui ho pagato 150 sterline (preso benissimo) per test per il ritorno a Londra (vanno comprati prima). Ecco. Sede legale negli US, davanti a Madison Square e sede operativa in Abruzzo. In Italia. Il tax pound/euro/dollar finisce sicuramente da qualche parte al centro del triangolo magico fra Majella, Canale della Manica e il fiume Hudson. Un mistero che certamente non voglio scoprire, dato che molte di queste procedure sembrano uscite da un racconto di Roland Topor, piu’ che dalla necessita’ di creare un cordone sanitario attorno a noi cittadini.

Regole. Una giungla di regole e disposizioni diverse, ogni paese anche in Europa vuole documenti  diversi, siti e siti dove metto i miei dati personali, con tanti saluti al Pippero GDPR. Senno’, non volo. Siti costruiti con HTML 4.0. E quel senso di mistero che il volare assume, come se fossimo agenti segreti, anche se con tagli di capelli ancora non uniformi e stili da ballerini di una cantante dell’est all’Eurovision.

Le regole attorno all’aria, attorno ad un agente infettivo che non possiamo controllare se non avendo controlli e regole semplici e valide globalmente. Mentre, qui, tot capita tot regulatio. Una giungla che quasi sento la voce di Axl Roses che urla e comincia del rock. Vero. e quell’aria che respiriamo simile all’altra linfa che permette al meccanismo Artaudiano di funzionare, i flussi di capitale. I soldi che escono dalle nostre tasche e pagano, permettono e remunerano i fattori produttivi. E, come nel caso del Covid-19, anche per i soldi, la necessitá di regole nuove, di soluzioni globali a problemi annosi come la disparita’ e la giustizia economica si sente, ma c’é da chiedersi se questa spinta equalitaria debba passare non tanto da sperate regole per una fiscalitá minima globale per i corporate, ma da creazione di mancia per giovani, o per anziani, e costruttori edili in forma di ecobonus.

La giungla delle regole si confonde con quella delle promesse, delle soluzioni di breve respiro. Una giungla tropicale e soffocante. Pensavamo di uscire dalla crisi come esseri umani migliori, nel 2020. Non piu’ ricchi, non piu’ abbienti. Migliori. Come quelle generazioni che escono dalle grandi guerre, dalle grandi tragedie. Quando nessuno si aspettava mance e doti per qualcosa ancora da fare, per i talenti ancora da dimostrare. Mentre arranchiamo ancora fra maschere, rituali di test faringonasali, probabilmente speravamo in una forma di rivoluzione culturale per la quale non dovessimo ritornare a parlare di soldi, di denaro come grande vettore del cambiamento. Ma di idee e di speranze nuove. Dove, appunto, il problema non sono i soldi, ma un mondo, e, nel mio intorno socio-politico, l’Europa, a cambiare paradigma. Sviluppo, ambiente, educazione. Salute. E, nel tempo, sempre meno burocrazia, ma regole di convivenza, di civilta’. Dove il denaro torni ad essere uno strumento, o cominci ad esserlo davvero.

Forse, ho sempre avuto paura di Garrone che si traveste da Franti per qualche giorno. Mentre i Franti del pianeta, spero, stiano preoccupandosi di altro, di studiare nel folto della foresta una vera risposta alle grandi domande che questo periodo di sospensione della vita ci hanno posto. Una domanda di senso, si diceva un tempo. Di significato che non sia quello finanziario. Volare, bisogna tornare a. Volare. Senza questa mezza risma di fogli di carta che mi porto appresso.

Intanto, seduto, sono pronto al decollo. Spengo il cellulare e sono seduto alla destra dell’aereo che cosi’ magari vedo l’Elba dall’alto e la spiaggia di casa. E non devo vedere Pisa dall’altra parte.

Soundtrack:

Guns and Roses – Welcome to the Jungle

Guns N’ Roses – Welcome To The Jungle – YouTube