Anche in Giappone il governo ha le sue lacune

Anche in Giappone il governo ha le sue lacune

L’incidente alla centrale nucleare di Fukushima ha messo in evidenza il ruolo, fortemente criticato, del Governo giapponese, il Kantei. Ancora in queste ore invita alla calma la popolazione, ma questa è quasi stordita dalla mole di informazioni che attraverso i media giungono a lei. Per il primo ministro Naoto Kan e il suo staff il mantra è solo uno: «Non sarà un’altra Chernobyl». Data la tempestività d’intervento, è probabile che abbia ragione, ma intanto la paura continua a crescere, complice l’irreale calma iniziale. E la gente vuole trasparenza.

Nelle ore successive al terremoto, e quindi allo tsunami, che ha flagellato la prefettura di Miyagi, il Kantei è entrato subito nelle case dei cittadini. Serviva una forte risposta a quella che fin dai primi istanti è stata definita una delle maggiori tragedie del Sol levante. E questa è arrivata. Il premier Kan non si è mai negato alla stampa, volendo unire idealmente tutto il suo popolo fin dai primi istanti. Tuttavia, qualcosa si è rotto quando si è cominciato a parlare della situazione a Fukushima.

Sulle prime il primo ministro nipponico Naoto Kan ha cercato di minimizzare, spiegando che non vi erano particolari problemi nella centrale più colpita dalla furia del mare. Le sue parole erano però contrastanti con le immagini trasmesse con lucida freddezza dalla tv Nhk. Quello avvenuto è stato inizialmente (e ancora adesso è tale) «un incidente nucleare con conseguenze locali», il quarto grado su sette della scala Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

Solo la domenica, dopo due esplosioni, è arrivata la prima ammissione. «Stiamo verificando lo stato delle barre del combustibile del reattore numero 3», ha esordito il capo di gabinetto Yukio Edano, uomo ombra di Kan. Il calore, dopo le deflagrazioni dovuto agli sfiati, era troppo. Occorreva tentarle tutte, compresa l’acqua di mare. «Non sarà un’altra Chernobyl», continuava a ripetere Kan, supportato anche dall’Agenzia nucleare giapponese e dall’Aiea. Poi, la notizia più difficile da dare: «L’acqua nel reattore tende a non salire. La situazione è critica». In altre parole, bisogna agire in fretta per evitare che le barre di combustibile si surriscaldino troppo.

Ora, con il viso segnato dalle albe, ha assunto un altro atteggiamento, più realista. Il portavoce Edano, nell’ultima notte, ha spiegato che il livello di radiazioni era salito al livello di vigilanza. «Stiamo parlando di livelli di radiazione che possono danneggiare la salute umana», ha detto il capo di gabinetto. E infatti, lentamente ma non troppo, l’area di evacuazione è aumentata fino a toccare i 30 chilometri intorno alla centrale di Fukushima. Non è escluso che possa aumentare, dato che le notizie continuano ad arrivare velocemente.

Non sono mancate le critiche a questo comportamento. Una delle più aspre è quella dell’Authority francese per la sicurezza nucleare (Asn). «Un’esplosione come a Chernobyl è possibile solo se la decompressione non avviene. Per adesso in Giappone sono riusciti a limitare la pressione, a prezzo di emissioni radioattive», ha spiegato Jean-Claude Lacoste, presidente dell’Asn. Tuttavia, secondo Lacoste, l’incidente di Fukushima dovrebbe essere considerato molto più grave di quello che è attualmente. A dargli manforte ci ha pensato il ministro dell’ambiente francese, Nathalie Kosciusko-Morizet. «La situazione nelle centrali nucleari colpite dal sisma in Giappone è molto grave e il rischio di una grande catastrofe non può essere scartata», ha detto la Kosciusko-Morizet. Dello stesso tenore le dichiarazioni di Uzi Even, scienziato nucleare che ha lavorato nel reattore di Dimona, nel deserto meridionale del Negev. «Se c’è ricaduta radioattiva di ossido di plutonio, una sostanza molto tossica utilizzata nel reattore esploso, nessuno sarà in grado di rimettere piede nel sito per migliaia di anni». L’israeliano ha poi aggiunto che «i giapponesi non dicono la verità perché si vergognano». A sostegno della tesi minimizzante ci sarebbe anche la presenza nell’aria sopra Fukushima del Cesio 137, un elemento che viene liberato solo in presenza di fusione del combustibile nucleare.

Cosa succederà nei prossimi giorni sarà cruciale per capire anche quale sarà l’atteggiamento del Kantei. La situazione rimane drammatica e la popolazione, già duramente colpita dal sisma e dallo tsunami, vuole avere chiarezza. A Kan il compito di dargliela. 

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