Anche le altre Borse ora sono in fuga dal nucleare

Anche le altre Borse ora sono in fuga dal nucleare

Lo tsunami giapponese si abbatte anche sulle piazze finanziarie europee. Il segmento più colpito è quello energetico, con i big Ue in pesante arretramento. Areva, Edf, E.on, Rwe: per tutti le perdite sono superiori al 4,5 per cento. Colpa dei problemi alla centrale nucleare di Fukushima, la cui attenzione mediatica è stata amplificata dall’esplosione del reattore n3. Anche l’apertura di Wall Street è stata in negativo e per ora il Dow Jones cede oltre un punto e l’S&P 500 l’1,34 per cento. Il sorvegliato speciale è General Electric, che secondo gli analisti di Threadneedle investments potrebbe essere coinvolto in una girandola di vendite in quanto è uno dei maggiori produttori di reattori nucleari. Non a caso, sta lasciando sul terreno circa 3,7 punti percentuali.

Il sisma nipponico fa tremare le società europee del nucleare, dopo aver fatto crollare Nikkei 225 e Topix, i due principali indici del Sol levante. Nel mirino delle vendite sono due francesi (Areva, Edf) e due tedesche (E.on, Rwe), tutte fortemente esposte all’energia nucleare. Per Électricité de France le perdite si sono attestate a quota 5,28%, ma c’è il timore che la girandola di realizzi possa aumentare nei prossimi giorni. Del resto, Edf è il primo operatore al mondo nel segmento dei reattori nucleari, con una capitalizzazione da 55 miliardi di euro. Suoi sono i circa 60 reattori presenti in 19 centrali sparse in tutto il mondo: 34 da 900 MW, 20 da 1300 MW e 4 da 1450 MW, tutti refrigerati con acqua pressurizzata.

Sempre sul fronte francese c’è Areva, il colosso che cura tutta la filiera dell’atomo, dalla miniera allo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Areva, partecipata al 90% dallo Stato francese, ha chiuso la sua giornata sfiorando i 10 punti percentuali di rosso sul listino Euronext. Anche per lei potrebbero esserci pesanti ripercussioni nel caso di un giro di vite comunitario sull’utilizzo dell’energia nucleare.

Stesso pericolo per la Germania, uno dei maggiori utilizzatori di centrali nucleari su scala globale. Per E.on, gigante dell’energia con oltre 92 miliardi di euro di fatturato nel 2010, il sisma in Giappone sta avendo una ripercussione minore rispetto ad Areva ed Edf, ma comunque sensibile. Il titolo quotato sulla Borsa di Francoforte è arretrato di quasi 5,4 punti percentuali, numero destinato a crescere data l’incertezza sul futuro dell’atomo in Europa.

Destino analogo per Rwe, la compagnia elettrica tedesca fondata nel 1898 a Essen. Per la conglomerata – ha divisioni anche in Regno Unito e Stati Uniti – la perdita è stata di circa 5,6 punti percentuali. Intanto però i vertici, per voce dell’amministratore delegato Jürgen Grossman, ha offerto aiuto al Giappone per la gestione delle criticità nella centrale di Fukushima.

Sul fronte atlantico, General Electric è la società più esposta. GE ha forti interessi in Giappone, dato che buona parte dei reattori nucleari presenti nell’arcipelago sono suoi. Per ora il colosso fondato nel 1892 da Thomas Alva Edison, che ha circa 211 miliardi di dollari di capitalizzazione, sta perdendo quasi il 4%, dopo aver aperto già in forte flessione. Anche in questo caso, gli operatori puntano ai realizzi e si può presupporre che, in caso di escalation della crisi di Fukushima, le vendite intorno al titolo possano aumentare. 

Quanto potrebbe durare questa tendenza al ribasso dei titoli azionari coinvolti nel mercato del nucleare? Linkiesta lo ha chiesto a Threadneedle Investments, uno dei più noti broker londinesi: «Indubbiamente è iniziato un periodo avverso per tutti gli operatori. Il panico legato alla situazione della centrale di Fukushima rischia di frenare o, peggio, cancellare i progetti delle società energetiche sul nucleare». L’impatto, secondo Threadneedle, non si può ancora quantificare, ma è solo questione di tempo. «Non è difficile immaginare una dura battaglia dei governanti, capace di contrarre il segmento in tutta Europa, dove le discussioni sono generalmente più accese che negli Stati Uniti, dove non ci aspettiamo forti cambiamenti», spiegano gli analisti.

Nel frattempo, il commissario europeo per l’Energia Günther Oettinger ha convocato una riunione d’emergenza per capire quali conseguenze potrebbe avere il sisma in Giappone. Sono tanti gli osservatori e gli studiosi che ipotizzano un ritorno ad altre forme di energia, diverse dal nucleare. Sarà cruciale la gestione delle criticità a Fukushima per capire in che modo lo tsunami nipponico impatterà sull’intero mercato. Per ora gli investitori stanno privilegiando le operazioni di copertura, in attesa di notizie più certe dal Giappone.