La prima cura non è bastata, a Dublino servono altri soldi

La prima cura non è bastata, a Dublino servono altri soldi

L’Europa si prepara a effettuare un nuovo salvataggio in Irlanda. La Banca centrale europea (Bce) sta per mettere a disposizione delle banche irlandesi 70 miliardi di euro. L’obiettivo è quello di coprire le esigenze di liquidità dei primi sei istituti bancari dell’isola, attualmente a quota 150 miliardi di euro. Il timore è che, in attesa dei dati sugli stress test che arriveranno giovedì prossimo, la cifra possa aumentare. Per l’Italia a rischio almeno 14,5 miliardi di euro, cioè l’esposizione delle banche italiane a quelle di Dublino. 

L’abisso delle banche irlandesi sembra non terminare mai. Gli 85 miliardi di euro con cui Ue e Fondo monetario internazionale hanno deciso di salvare l’Irlanda già non bastano più. E non bastano nemmeno gli interventi nel mercato monetario al fine di cercare di ottenere fiducia e denaro. Negli scorsi mesi aveva fatto clamore l’utilizzo, da parte della banca centrale di Dublino, di un particolare programma della Bce. L’Emergency liquidity assistance (Ela) è infatti una sorta di linea di credito emergenziale per le istituzioni finanziarie dell’Eurozona. Tramite l’Ela, Dublino ha iniziato a stampare euro, sostituendo alla sovranità di stampa monetaria della Bce la propria. La mossa, capace di fornire liquidità per oltre 51 miliardi di euro, è stata durantemente criticata dal quotidiano Irish indipendent. Nonostante l’operazione straordinaria, i soldi mancano ancora.

La Bce entro fine settimana sostituirà l’Ela con un progetto ad hoc per irrorare di denaro le banche irlandesi. L’Eurotower pagherà per prendersi i titoli tossici degli istituti in crisi, senza limiti temporali. Le situazioni più critiche sono quelle di Allied Irish Banks, Bank of Ireland, EBS building society e Irish Life & Permanent. Per la prima sono necessari circa 15 miliardi di euro, mentre per la seconda l’esborso dovrebbe essere di circa 7,5 miliardi. E dire che linee di credito sono state aperte a più riprese negli ultimi due anni. Inoltre, la National asset management agency (Nama), il veicolo governativo per l’acquisto di attività deteriorate, ha contribuito a erogare liquidità per almeno 200 miliardi di euro, stando alle stime della banca centrale di Dublino. Nonostante ciò l’abisso è sempre più profondo.

A peggiorare la situazione ci sono le indiscrezioni sulla ristrutturazione del debito irlandese, sia bancario sia sovrano. In riferimento al primo, è di questi giorni la voce, sempre più ripetuta nelle sale trading, che si stia per procedere con una operazione analoga. A essere colpiti sarebbero gli obbligazionisti senior, come ha ricordato anche Simon Coveney, ministro dell’Agricoltura. «È corretto che tutti diano una mano a ricapitalizzare le banche irlandesi», ha sottolineato Coveney in un’intervista radiofonica all’emittente RTE.

Volgendo lo sguardo al debito sovrano, preoccupano le indiscrezioni che giungono dalla City, dove si parla di ristrutturazione imminente. In realtà, l’impressione è che tramite il cappello dello European financial stability facility (Efsf), il fondo salva-Stati, l’immunizzazione da questa soluzione possa essere data per certa. Eppure non si sarà facile resistere alla tentazione del taglio ai possessori di titoli di Stato. Del resto, fintanto che Bruxelles si farà carico degli oneri dei salvataggi, anche attraverso l’acquisto di bond governativi, l’azzardo morale continuerà a esistere.

Oltre a questo c’è di più. È sempre valido lo schema ELG (Eligible liabilities guarantee), il programma con cui le banche di Dublino possono utilizzare le proprie perdite per fare cassa grazie all’aiuto del governo. Gli istituti di credito possono emettere obbligazioni con a collaterale le passività in bilancio, garantite dal ministero delle Finanze irlandese. Quest’ultimo diventa quindi il soggetto con i rischi maggiori in caso di collasso sistemico. E dato che, come fa notare un report di Morgan Stanley, questo è considerato «particolarmente probabile entro il 2013», il Tesoro di Dublino potrebbe essere costretto a fronteggiare una crisi dalla natura imprevedibile a causa delle interconnessioni dei sistemi bancari. 

Fra pochi giorni tutto passerà in mano alla Bce. Nella sostanza sarà la vittoria di Enda Kenny, il neo primo ministro irlandese, e la sconfitta di Francoforte. I rischi si trasferiscono, ma non si annullano. Per Dublino sarà come nascondere la polvere, in questo caso pari a 150 miliardi di euro, sotto il tappeto dell’Eurotower.  

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