Dopo una lunga attesa la Consob si è pronunciata sul caso Ligresti e in modo molto chiaro. Un’offerta pubblica di acquisto deve essere lanciata sia su Premafin che sulla controllata Fondiaria-Sai se la francese Groupama intende portare a compimento l’operazione di ingresso nella holding della famiglia Ligresti attraverso un aumento di capitale. La società francese si riserva di esaminare la nuova situazione una volta conosciute le motivazione della decisione e ricorda di avere subordinato l’operazione all’esenzione dall’obbligo di Opa su Premafin e sulle sue controllate. Era la prima decisione di peso che il neo presidente della Commissione Giuseppe Vegas si trovava a firmare e non si può dire non si sia fatta sentire.
Il mercato non si aspettava un niet doppio e apparentemente molto diretto. Difficile raccogliere pareri in mancanza di motivazioni, ma diversi operatori notano come vi fossero i presupposti per l’obbligatorietà di un’Opa, anche se i francesi avevano fatto di tutto per evidenziare che non vi sarebbe stato nessun tipo di impatto sul controllo. Le motivazioni spiegheranno le scelte della Consob, ma il doppio diniego della Commissione mette a rischio i contratti di rifinanziamento del debito siglati fra Premafin e gli istituti di credito. In particolare la rinegoziazione del debito non sarebbe più valida, in quanto condizionata all’aumento di capitale in Premafin da 225 milioni di euro.
L’accordo firmato a dicembre con Unicredit ad esempio prevede che la disponibilità dell’istituto di credito sia legata all’esecuzione dell’aumento di capitale di Premafin “nei termini previsti dall’accordo di massima concluso con Groupama in data 29 ottobre 2010”. Anche il contratto siglato da Credit Suisse a garanzia dell’aumento di Fondiaria-Sai sarebbe a rischio. Il consorzio di garanzia per la sottoscrizione dell’inoptato vincola Premafin ad adempimenti che dopo il net della Consob appaiono a rischio.
E i rischi potrebbero materializzarsi anche Oltralpe. Un mese fa si era tenuto a Milano un vertice tra Jean Azéma, numero uno di Groupama, e Jonella Ligresti, subito dopo le assemblee Premafin e Fondiaria Sai che avevano deliberato i rispettivi aumenti di capitale. Il manager francese avrebbe riconfermato l’interesse della compagnia transalpina per Premafin. Un passaggio non scontato: si erano fatte insistenti infatti le voci di un potenziale passo indietro di Groupama, legato a problemi contabili che il gruppo ha in patria e alla necessità di dimostrare agli azionisti, non proprio soddisfatti per gli accordi presi, l’effettiva profittabilità della complessa operazione.
Appariva infatti chiaro a management e azionisti che se i francesi non avessero ottenuto dalla Consob carta bianca per poter avviare l’aumento di capitale e entrare anche in Fondiaria-Sai, sarebbe stato difficile giustificare il premio pagato per mettere piede nella holding Premafin, vista la distanza tra il prezzo di acquisto (vicino a 1,38 euro ad azione considerando il controvalore complessivo dell’investimento) e il corso di Borsa del titolo Premafin (0,74 euro ieri). Di qui le voci su un possibile ripensamento. A questo punto il verdetto negativo della Consob potrebbe sciogliere il patto di ferro tra i Ligresti e i francesi, e l’ipotesi metterebbe in serie difficoltà il progetto di ricapitalizzazione del gruppo italiano, senza più un cavaliere bianco e con le banche pronte a ritirarsi dall’operazione.