Lo tsunami arriva alla borsa di Tokyo

Lo tsunami arriva alla borsa di Tokyo

Il terremoto colpisce Tokyo anche in Borsa. L’indice Nikkei 225, il principale listino azionario del Sol levante, ha aperto ieri in forte perdita e ha chiuso in negativo per 6,18 punti percentuali. Questo nonostante la maxi iniezione di liquidità della Bank of Japan, 15mila miliardi di yen (130 miliardi di euro), messa in atto per ristorare la fiducia spazzata dallo tsunami di venerdì scorso. Non è bastato a evitare i realizzi, che hanno spinto il Nikkei sotto i 10mila punti. Per Tokyo è stata la peggiore seduta dal dicembre 2008.

Nelle ore successive al terremoto il governatore della Bank ok Japan, Masaaki Shirakawa, non aveva esitato. «Forniremo liquidità senza problemi ai mercati finanziari per sostenerli in queste ore drammatiche», ha spiegato il banchiere centrale. Detto, fatto. All’apertura di Nikkei e Topix, il listino dentro il quale rientrano circa 1.700 imprese nipponiche, sono stati iniettati 15mila miliardi di yen. Eppure, come aveva previsto già venerdì scorso Nomura, la risposta è stata pesante. I titoli più colpiti sono stati Mitsubishi Motors (-11,82%), Sony (-9,12%) e Toyota (-7,93%). A spingere al ribasso questi titoli, i danni provocati dal sisma e dallo tsunami. Su Toyota pesa la decisione di stoppare la produzione, scelta assunta anche da Honda. Per Sony, invece, i motivi sono altri, dato che nella regione di Miyagi, la più colpita dalla calamità, aveva svariati stabilimenti.

Oltre al sisma, c’è anche la minaccia nucleare. La centrale di Fukushima, gestita da Tokyo Electric Power Co. (Tepco), ha fatto piombare nel panico gli investitori, che hanno affossato i titoli energetici del Paese. Uno su tutti, Tepco, che durante la seduta è arrivato a lasciare sul terreno oltre 25 punti percentuali, pari a 500 punti, e che ha poi chiuso in negativo del 23,57 per cento. Allo stesso modo, anche le società di siderurgia hanno patito. In questo caso, come ha spiegato Citigroup in una conference call, è colpa del blocco dei reattori nucleari. «Se spengono le centrali, la siderurgia si ferma», ha detto la banca americana. Ecco spiegata l’ondata di vendite che ha coinvolto Mitsubishi Heavy Industries (-10,06%), Kobe Steel (-6,40%), Hitachi (-16,19%), Toshiba (-16,29%) e Japan Steel Works (-18,92%), tutte con perdite superiori al 6,5 per cento.

La seduta è stata invece positiva per i costruttori giapponesi. La big del settore, Kajima Corporation, ha guadagnato oltre 22 punti percentuali, mentre Taiheiyo Cement, la più grande società di cemento, ha visto il proprio titolo salire del 21,24% al termine di una giornata decisamente vivace. Ampi guadagni anche per Taisei, più 19,89%, e per tutte le imprese di abitazioni prefabbricate, dato che il Governo ha già spiegato che serviranno circa 35mila case di questo genere.

Meglio non è andata allo yen. La moneta nipponica, che nella giornata di venerdì si era rafforzata contro il dollaro, ha iniziato a declinare nonostante la liquidità erogata dalla Bank of Japan. È possibile che anche nei prossimi giorni possa continuare questa debolezza, come aveva anticipato Nomura nelle ore successive al sisma.

Guardando agli stimoli monetari, la banca centrale ha messo in atto un programma di acquisto titoli per 15mila miliardi di yen. I tassi d’interesse rimangono compresi fra lo 0 e lo 0,10%, cioè ai minimi storici. Del resto il governatore Shirakawa ha garantito il pieno supporto ai mercati finanziari per evitare un tracollo. Non sono infatti escluse nuove misure nei prossimi giorni, proprio come avvenne per il terremoto di Kobe nel 1995.

Sul versante macroeconomico, il primo ministro Naoto Kan ha già spiegato che sosterrà il terzo prodotto interno lordo del mondo attraverso misure di stimolo fiscale. Il ministro dell’Economia Kaoru Yosano ha reso noto che saranno allocati circa 1.300 miliardi di yen a sostegno della ricostruzione. Tuttavia, è ancora prematuro compiere una stima dei danni, come va spiegando la banca d’affari Nomura dallo scorso venerdì. Secondo AIR Worldwide, società specializzata nella gestione del rischio, è possibile che le perdite per le compagnie assicurative si attestino a 35 miliardi di dollari. Anche in questo caso, si tratta di cifre in costante evoluzione.

Ora si attende la reazione delle piazze finanziarie europee e statunitensi. I futures delle Borse dell’eurozona hanno registrato un’elevata volatilità e le aspettative sono quelle di una seduta concentrata sui realizzi. Lo tsunami è pronto ad arrivare anche in Europa. 

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