Con Geronzi Generali ha perso il 5% in un anno

Con Geronzi Generali ha perso il 5% in un anno

«La soluzione andava trovata in fretta, e questa è la migliore possibile». È il commento a caldo sulle dimissioni di Geronzi di un analista di una primaria banca italiana. Il quale, invece, spiegava che «il titolo sta salendo per la fiducia internazionale sui manager operativi». Cioè Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot, i due amministratori delegati cresciuti a Trieste per linee interne.

Insomma, il mercato applaude a una vittoria del management. Oggi, partito in sordina, il titolo del Leone è schizzato a più 4,72% intorno alle 12, quando è stata diffusa la notizia dell’addio dell’ex presidente di Mediobanca (balzata a +3,07% a metà seduta), chiudendo a +2,97%, con volumi pari a 23 milioni di pezzi per un controvalore di 300 milioni, il triplo rispetto a ieri. Sarà per questo che Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca e vicepresidente di Generali, è uscito dal board romano con il pollice alzato in segno di soddisfazione.

Era il 24 aprile 2010, un sabato, quando il banchiere laziale è salito sul gradino più alto di Piazza Unità d’Italia, a Trieste. Il 26 aprile, il lunedì successivo all’incoronazione di Cesare, le azioni del Leone quotavano poco sotto i 17 euro, esattamente 16,94. Oggi 15,93 euro: un euro in quasi meno in un anno. In termini percentuali, meno 5,96%. Peggio del Ftse Mib, il principale listino italiano, che nello stesso arco temporale ha ceduto il 3,79 per cento. Peggio anche dell’indice europeo delle 500 compagnie assicurative più capitalizzate, che nello stesso lasso di tempo della presidenza Geronzi ha guadagnato il 4,97 per cento. 

Nonostante gli ottimi risultati del 2010: crescita dell’utile netto a più 30% sul 2009 (1,7 miliardi), 73 miliardi di premi raccolti, più 3,8%, oltre al risultato operativo che ha segnato un più 11,7% a quota 4,1 miliardi (+23,5% il segmento vita ma -11,4% il risultato del ramo danni), e un dividendo di 0,45 euro per azione, in crescita del 30% sul 2009.
In un recente studio sul settore assicurativo europeo, l’agenzia di rating Moody’s – che conferma il rating Aa3 con outlook stabile – evidenzia che la compagnia assicurativa ha un’esposizione sul debito geco pari a 500 milioni di euro, 300 milioni sull’Irlanda, e 600 milioni rispettivamente su Portogallo e Spagna. La metà rispetto a competitors come Axa e Allianz. 

In un report dello scorso 15 marzo, intitolato prosaicamente «Un Leone dimagrito», la banca d’affari inglese Barclays – che giudica il titolo «underweight», ovvero «soppesare», con target price a 18,6 euro – riconosce al management il merito di essere riusciti a generare ritorni interessanti grazie ad una razionalizzazione delle controllate. I mercati-chiave per il Leone sono Italia, dove è al primo posto, Francia e Germania, nei quali si trova in seconda posizione, e Spagna, in cui rientra nella top five. «Un posizionamento», si legge nella nota di Barclays, «assolutamente competitivo» nel contesto europeo. Rispetto a competitors come Axa e Aviva, si legge ancora nel report, «Generali sembra abbia meno da fare in termini di ristrutturazione del business». 

Le logiche di trading non sempre corrispondono ai fondamentali delle società. In termini assoluti, Generali è ben posizionata in Europa rispetto ai competitor, ma dalla famigerata intervista di Geronzi al Ft il titolo ha risentito più degli umori del board espressi a mezzo stampa che dei conti in netto miglioramento sul difficile 2009. 

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