Una settimana di vacanze. Tanto per non perdere il ritmo. In vista delle consultazioni amministrative di domenica e lunedì prossimi, Camera e Senato hanno deciso di chiudere i battenti. Le aule di Palazzo Madama e Montecitorio resteranno deserte fino a martedì 17 maggio. Una volta tanto una decisione bipartisan: nelle conferenze dei capigruppo della scorsa settimana il lungo ponte elettorale è stato votato da maggioranza e opposizione. All’unanimità.
«Bisogna lasciare ai parlamentari la possibilità di partecipare alla campagna elettorale» chiariscono da Montecitorio. Insomma, perché privare tanti deputati dell’aspirazione a occupare una seconda poltrona? Magari proprio nel consiglio comunale sotto casa. Piuttosto meglio posticipare i lavori delle Camere. E rimandare alla seconda metà di maggio le questioni più urgenti (compreso il decreto sui referendum, che approderà in Senato il 17 maggio).
Aule chiuse. Commissioni e Giunte pure. «Nella settimana dal 9 al 13 maggio – si legge sul calendario del Senato – l’Aula non terrà seduta. Le commissioni si convocheranno in relazione ai rispettivi programmi dei lavori, con particolare riferimento ai decreti legge in calendario». E invece niente. Per solidarietà con i colleghi, i presidenti delle commissioni hanno deciso di fare una settimana di vacanza anche loro.
Rarissime le eccezioni. A sfogliare lo striminzito calendario parlamentare si scopre che alla Camera si terranno solo due appuntamenti. Gli sfortunati deputati della commissione Finanze dovranno presentarsi a Roma giovedì prossimo, per partecipare a un incontro con il presidente di Assogestioni Domenico Siniscalco. Mercoledì mattina i colleghi della commissione Trasporti dovranno sorbirsi un’audizione informale del commissario straordinario per la gestione della compagnia di traghetti Tirrenia. Al Senato le cose vanno anche peggio. L’unica commissione convocata è la sesta: Finanze. Mercoledì dovrà discutere il disegno di legge di conversione del decreto governativo sulle assemblee societarie annuali. A seguire un’interrogazione. Una sola.
«Onestamente non ci trovo nulla di male – spiega il capogruppo dell’Italia dei Valori Massimo Donadi – fermare i lavori del Parlamento una settimana prima del voto è una prassi seguita da tempo. Montecitorio è piena di candidati alle amministrative, credo sia giusto lasciargli la possibilità di partecipare all’ultima settimana di campagna elettorale».
La politica italiana si ferma per una settimana. Davvero non c’è nulla di strano? Donadi corregge il tiro: «Diciamo la verità, questa non sarebbe una vergogna se nel resto dell’anno il Parlamento lavorasse. In realtà da almeno otto mesi le Camere non fanno praticamente nulla. Sono convocate un giorno e mezzo alla settimana, spesso per ratificare trattati internazionali con paesi che molti di noi non sanno neppure dove si trovano. Di provvedimenti sostanziosi non ne abbiamo votato neppure uno. Il vero scandalo è questo».