A sentire i banchieri in pubblico, specie in televisione, un italiano potrebbe convincersi che i propri risparmi siano nelle mani dei migliori amministratori del mondo, interessati a fare l’interesse del cliente.
«Il risparmio è un bene costituzionalmente garantito», assicurava l’altra sera Giuseppe Mussari. Intervistato giovedì 5 a Effetto Domino (guarda video a partire dal minuto 6:00), il presidente del Monte dei Paschi di Siena e capo della lobby delle banche italiane è dunque consapevole degli obblighi derivanti dall’articolo 47 della Costituzione. La ragione sociale fondamentale delle banche, ha sostenuto poi, «è dare un buon servizio ai propri clienti». È sempre stato così?
Negli ultimi dieci anni il risparmio degli italiani è stato non tutelato ma saccheggiato con operazioni di collocamento di prodotti finanziari che, anche quando non sono stati risucchiati in un crac (bond argentini, Cirio, Parmalat), hanno dato risultati largamente insoddisfacenti. Negativi o comunque irrisori. Spesso e volentieri inferiori a quelli dei titoli di Stato (anche italiani). È ancora così?
Nei panni di presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi), la lobby bancaria, Mussari è impegnato ad accreditare l’idea che le banche italiane «sono diverse». Il problema è che, mentre Mussari tenta di risollevare la pessima nomea del sistema con qualche comparsata televisiva, tutte le banche continuano imperterrite a mal consigliare il cliente in tema di risparmio. E gli vendono prodotti che lo fanno guadagnare meno di quanto potrebbe investendo in titoli meno rischiosi.
In questi giorni, e fino al 31 di maggio, per esempio, il Montepaschi sta collocando presso la propria rete di sportelli obbligazioni a tasso variabile (31 maggio 2016) che a scadenza rendono il 2,69% lordo annuo contro il 2,89% del Cct 1 luglio 2016 (v. condizioni definitive del prestito qui, punto 5).
Se davvero le cose stessero come Mussari le racconta, allora, l’impiegato allo sportello Mps dovrebbe dire al cliente: «Vendiamo questi prodotti ma non le conviene prenderli, piuttosto compri un Cct o un Btp». Chissà com’è, invece, che il cliente preferisce i prodotti meno redditizi emessi dalla banca.
Nel caso specifico, il rendimento di cui il risparmiatore verrebbe privato è molto più ampio rispetto a quanto possa apparire calcolando la differenza fra 2,89 e 2,69 per cento. Se prezzata correttamente in relazione al rischio, infatti, l’emissione in questione dovrebbe offrire un rendimento aggiuntivo di almeno un punto percentuale abbondante.
Non è una novità che le banche traggano vantaggio dall’ignoranza dei clienti per rifilare prodotti poco convenienti, che alla lunga scoraggiano la propensione al risparmio delle famiglie. Da Intesa Sanpaolo a Unicredit fino alle banche popolari, la tentazione di “fare la cresta” non risparmia nessuno. Già due mesi fa Linkiesta se ne era occupata in un ampio servizio (I bond bancari non rendono ma i clienti ci cascano sempre). Le autorità di vigilanza, dalla Banca d’Italia di Mario Draghi al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, lasciano correre.
Nemmeno è una novità che tutti i banchieri continuino a predicare bene in tv e nei convegni e a razzolare male allo sportello. Va detto che il Montepaschi di Mussari non è nemmeno dei più aggressivi in quest’opera di tosatura della pecora-risparmiatore. Il Banco Popolare presieduto da Carlo Fratta Pasini, per esempio, non si fa alcun problema a collocare proprie obbligazioni a prezzi palesemente fuori mercato.
Negli sportelli del gruppo, infatti, fino al 27 maggio è in corso la vendita un’obbligazione a cinque anni (serie 217 One coupon), caricata di pesanti commissioni implicite ed esplicite. Nel momento stesso in cui compra, mettiamo per un valore nominale 10mila euro, il cliente si ritrova un titolo che ne vale 9.461 euro. Se tenuto fino alla scadenza (31 maggio 2016), il bond rende il 2,29% lordo annuo (v. condizioni del prestito a pag. 16). Un Btp di pari scadenza paga il 3,94% all’anno a fronte di un rischio inferiore.
Vie d’uscita? Al capo della lobby dei banchieri non manca l’ironia: «Se non mettiamo i soldi in banca possiamo tenerli sotto il materasso o comprare un grande salvadanaio». L’idea di fornire un onesto consiglio al cliente nemmeno li sfiora.