«Ovviamente la notizia dell’uccisione di Bin Laden mi ha fatto molto piacere. Se è vero? Si può anche indugiare sugli eventi e fantasticare su tutto – ad esempio l’Apollo 11 non è mai atterrato sulla luna – ma nessuno che abbia un po’ di buon senso può dubitare che la sua uccisione sia realmente avvenuta». A parlare è lo scrittore americano Ken Kalfus, per cui D. F. Wallace spese molti elogi. Nato nel Bronx nel 1954, oggi abita a Philadelphia.
Chi l’avrebbe mai detto nel 2006, l’anno della pubblicazione di “Uno Stato particolare di disordine” di Kalfus (da noi edito da Fandango), che New York sarebbe scesa in piazza a festeggiare la cattura e la morte di Bin Laden come nel finale del libro? Un happy end che aveva colpito Fernanda Pivano: “una commedia nera” dove l’odio reciproco di una coppia di sposi, Joyce e Marshall, è talmente distruttivo che ciascuno resta deluso e indignato nello scoprire che l’altro non è morto sotto il World Trade Center. Un ritardo al lavoro, proprio al Wtc e l’annullamento all’ultimo minuto di un volo sull’aereo che precipiterà in Pennsylvania, salvano i due dalla catastrofe dell’11 settembre ma non dall’odio. Il divorzio sarà la trincea dove Joyce e Marshall continueranno a vivere, fino all’esito finale inaspettato. Linkiesta ha intervistato Kalfus.
Bin Laden giustiziato, l’America che si riconcilia con se stessa, la gente che scende in piazza festeggiare, New York invasa “dalla folla dei newyorkesi scintillanti come la pelle di un serpente, le foglie di un albero agitate dal vento, i nastri di una telescrivente. La gente che non si conosceva e si abbracciava”. Dalla carta alla realtà si ripete la scena?
Nel mio romanzo il racconto della cattura di Bin Laden è stato costruito per dare un finale ironico. La folla che si riversava nelle strade marciando verso Ground Zero valeva come atto di rivalsa verso tutte quelle tragedie e sfortune che hanno segnato il nostro paese: l’11 settembre, il fallimento di una guerra intrapresa senza logiche motivazioni, gli attacchi di antrace, la prima decade di recessione economica che ci ha travolti. Così come le tragedie personali che hanno visto coinvolti Joyce e Marshall, la coppia di sposi.
Un incubo finalmente svanito?
No, perché il romanzo si conclude lanciando un suggerimento: ossia questo sollievo, questo momento di pace, questo trionfo insperato, comprese le riconciliazioni pubbliche e private che ne scaturiscono rappresentano una pura chimera. E io lo sottoscrivo.
Sono molti gli scrittori americani che hanno scritto del 9/11: Don De Lillo, Jay McInerney , Joseph O’Neill, Claire Messud. Cosa cambia ora rispetto alla letteratura americana su quel giorno?
L’uccisione di Bin Laden in realtà non fa che divenire un’altra parte della nostra storia e sicuramente ci saranno scrittori che sapranno usare la loro creatività a proposito. Spesso a noi scrittori ci chiedono di riflettere sui grandi eventi che hanno portata nazionale, come appunto l’11settembre, ma ad oggi non ho ancora visto alcun articolo al riguardo, né riflessioni né saggi. Ma a volte, come è avvenuto col mio romanzo, “Uno Stato particolare di disordine”, una reazione letteraria, se la vogliamo chiamare così, richiede spesso mesi o anni.
Per l’amministrazione Obama è un successo fondamentale. Cosa ne pensa?
Penso che negli effetti a breve termine Obama ne beneficerà politicamente e allo stesso tempo questo successo rafforza una narrativa in cui Obama stesso può essere raffigurato come un leader competitivo e determinato. Tuttavia dubito che questo evento avrà un effetto decisivo sulle elezioni del 2012. Come potrà immaginare da qui alle elezioni altri eventi di portata storica potrebbero accadere.