90.000 auto in meno, Fiat non ha ancora trovato l’America

90.000 auto in meno, Fiat non ha ancora trovato l’America

Dopo la sbornia dell’acquisizione del pacchetto di maggioranza di Chrysler, per Fiat continuano le difficoltà. La seconda parte dell’anno sarà particolarmente ostica per il Lingotto, costretto a tagliare le stime di produzione su quasi tutti gli stabilimenti mondiali. Quello che stupisce è che non è solamente l’Italia a perdere terreno, ma anche i Paesi emergenti. Per Mirafiori si passerà dalle 83mila vetture ipotizzate a gennaio 2011 alle 72.600 previste in giugno. Più pesante la revisione per Tychy, lo stabilimento-gioiello situato in Polonia, che nell’arco di sei mesi ha perso 36.000 automobili, e per il sito indiano di Ranjangon, meno 20mila unità. Nel complesso, la revisione della casa torinese è ingente. Solo per i primi otto stabilimenti (Mirafiori, Melfi, Termini Imerese, Pomigliano D’Arco, Cassino, Tychy, Ranjangon, Kragujevac) il calo complessivo sarà di 91.300 auto rispetto alle stime di inizio anno.

Mirafiori.
Il principale stabilimento della casa guidata da Sergio Marchionne continua il suo declino. Fino a due anni fa la sua produzione era di circa 172mila unità l’anno. Nel 2010 è stata di 123mila, ma il peggio doveva ancora arrivare. A inizio 2011 le previsioni del Lingotto vedevano una produzione di 83mila vetture. Tuttavia, il costante calo della domanda di automobili, ha costretto Fiat a tagliare la produzione di 10.400 auto, portandola a 72.600 nei piani operativi di giugno.

Cassino.
Anche per lo stabilimento definito da Marchionne «il più virtuoso d’Italia», i volumi si stanno contraendo. La produzione per il 2011 a inizio anno era stimata a quota 182mila vetture, mentre ora si è calcolato che sarà intorno alle 155mila unità. È questo il dato più allarmante, dato che nel sito si producono le vetture del segmento C del Lingotto: Fiat Bravo, Lancia Delta e la neonata Alfa Romeo Giulietta. Proprio quest’ultimo prodotto è la maggiore scommessa di Marchionne. Secondo il top manager sarà la vettura che riuscirà a togliere quote di mercato ai bestseller del mercato, cioè Volkswagen Golf e Ford Focus.

Termini Imerese.
Il sito siciliano si sta rivitalizzando. Degli otto maggiori impianti di Fiat, quello di Termini è uno degli unici due che ha visto un miglioramento della produzione. Per lo stabilimento dove si produce la Lancia Ypsilon ci sarà un aumento di 5mila vetture, da 25mila a 30mila. Il destino però è già segnato, anche grazie all’uscita del nuovo modello della casa guidata da Olivier François che già sta raccogliendo ottimi responsi commerciali. La Nuova Ypsilon è infatti prodotta nel sito polacco di Tychy. Quello che è certo è che non torneranno le 48mila auto prodotte nel 2009, né le 49mila inerenti al 2010.

Melfi.
La fortuna di Fiat risiede proprio qui. In questo impianto si producono le Grande Punto, sia in versione Model year 2009 sia nella rinnovata versione Punto Evo. Non è un caso quindi che lo stabilimento lucano sia il secondo fra i big del Lingotto ad aumentare i volumi produttivi. Per Melfi le stime di inizio anno vedevano una produzione di 261mila vetture, mentre ora siamo a quota 264mila unità. Siamo però ancora sotto quanto prodotto nel corso del 2009, 266mila automobili. Questo è il sintomo di una crisi, anche enfatizzata grazie al programma di incentivi statali, che per Fiat ha colpito perfino il core business, cioè le utilitarie.

Pomigliano – Giambattista Vico.
Il destino di questo impianto dipenderà dalla Nuova Panda. Questa entrerà in produzione, secondo i piani operativi di Fiat, nel prossimo settembre, per un totale di 5mila vetture prodotte nel corso del 2011. Di contro, l’inadeguatezza commerciale dell’Alfa Romeo 159, incapace di competere con le autovetture tedesche dello stesso segmento, si vede nel calo dei volumi produttivi registrati dal Lingotto. Se per il 2009 le auto uscite da Pomigliano sono state 40mila e per il 2010 circa 20mila, le stime di inizio anno vedevano una produzione in linea con quella dell’anno precedente. Invece, saranno create 2.900 auto in meno, fino a quota 7.100.

Tychy.
Lo stabilimento polacco è quello che fa più paura nel breve termine. Nel 2009 la produzione era stata di 588mila automobili, nel 2010 di 534mila, nelle previsioni dello scorso gennaio il 2011 doveva attestarsi a quota 563mila. Invece, l’anno in corso si chiuderà, almeno per adesso, a 527mila unità, meno degli ultimi 12 mesi. A risollevare l’impianto polacco, fra i più efficienti d’Europa, non sono bastati i successi commerciali della Fiat 500 (compresa la versione C, convertibile), Fiat Panda e Ford Ka (costruita su pianale Panda), più l’introduzione della Nuova Ypsilon.

Kragujevac.
In Serbia Fiat ha puntato molto. La produzione 2009 era di 14mila vetture, ma il progetto del Lingotto era quello di un aumento. Questo in effetti c’è stato nel corso del 2010, dato che si è toccata quota 17mila unità. Nelle stime di inizio anno, di pari passo con il calo della domanda (e quindi delle quote di mercato in Europa), i volumi 2011 si sarebbero attestati sulle 11mila auto. Nonostante ciò, la casa torinese ha rivisto tutti i piani operativi, scendendo a 8mila vetture.

Ranjangon.
L’India per Fiat, proprio come il Brasile, è uno dei mercati fondamentali. Eppure, anche qui, il calo è evidente. Rispetto alle previsioni di gennaio, il Lingotto ha tagliato la produzione di 20mila unità, passando da 90mila a 70mila. Nel 2009, Ranjangon aveva visto uscire 46mila automobili, mentre nel 2010 la cifra era stata di 73mila vetture. Se tutto continua secondo quanto calcolato finora dalla casa guidata da Marchionne, il sito indiano produrrà meno auto rispetto l’anno passato.

Il futuro.
La connessione fra Torino e Detroit si fa sempre più intensa. Ora che Chrysler è sempre più italiana e Fiat sempre più statunitense, i primi frutti si vedono. L’arrivo commerciale della Fiat Freemont, rebranding della Dodge Journey, ha avuto un buon responso sul mercato italiano, mentre il driver delle vendite del Lingotto continua a essere il Brasile, dove Palio, Uno e Strada hanno pochi rivali. La sfida per Marchionne, oltre a quella di ridurre il debito e riuscire a fondere Fiat e Chrysler in un’unica entità, sarà quella dei mercati. Finora i modelli che stanno entrando ora in commercio sono il frutto di progetti passati, mentre mancano quelli futuri. Dimenticando i rebranding su base Chrysler, la penuria di nuovi prodotti per Fiat potrebbe essere un’ulteriore elemento di contrazione delle vendita. L’incognita è data dallo sbarco commerciale in America. La 500 sta veleggiando, complice un’azzeccata campagna mediatica che ha visto il suo culmine sul New York Times. Ma non basta solo questo per fare la fortuna di un costruttore che nel 2009 voleva produrre 6 milioni di vetture l’anno e per ora continua il suo declino.

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