DUBAI CITY- 2154: gli umani vogliono conquistare l’incontaminato pianeta di Pandora per impossessarsi dell’unobtanium, un cristallo che potrebbe salvare la Terra dal collasso energetico. Fin qui il mondo fantascientifico di un futuro (molto reale) senza petrolio, immaginato da James Cameron nel suo film Avatar. Ma c’é un luogo che supera di gran lunga l’immaginazione e che proprio James Cameron ha visitato qualche settimana fa, forse per trovare ispirazione per un prossimo film. È Masdar, tradotto dall’arabo “La città della sorgente”.
Progetto da 22 miliardi di dollari, poco più di un punto del nostro Pil, a 17 chilometri dal centro di Abu Dhabi e di proprietà del fondo sovrano emiratino Mubadala, sarà la prima città al mondo carbon neutral, a zero emissioni di carbonio, alimentata esclusivamente con pannelli fotovoltaici ed eolici. Un paradosso, pensano in molti: uno dei principali produttori di oro nero, grazie ai proventi della più inquinante delle risorse naturali, si prepara all’età post petrolio creando un’oasi ecologica in pieno deserto.
Per ora di Masdar, progettata dall’architetto Norman Foster, non c’è molto: l’Institute of Science and Technology e parte della prima università al mondo dedicata esclusivamente all’innovazione e all’eco sostenibilità. Entro il 2015, – assicurano dall’ufficio stampa – verranno completati la sede dell’Irena (l’International Renewable Energy Agency, che si é riunita a d Abu Dhabi nelle settimane scorse per la prima volta), altri edifici universitari, un primo mall e i primi palazzi residenziali. Il resto della città verrà costruito nei prossimi 10 anni.
E in molti stanno già investendo: tra i partner europei ci sono Rolls-Royce e i laboratori del Massachusetts Institute of Technology, mentre le prime aziende che apriranno qui la loro sede saranno l’americana General Electric Ecomagination Center e la tedesca Siemens. Gli investimenti sui mercati dell’energia rinnovabile sono gestiti da due fondi: il Masdar Clean Technology(Mctf) e il Db Masdar Clean Tech (Dbmctf). Il primo, complessivamente 250 milioni di dollari, ne ha investiti 45 in altri tre fondi di tecnologie pulite e 205 direttamente in società che si occupano di ambiente. Vi partecipano Consensus Business Group, Credit Suisse e Siemens. Il secondo fondo, invece, gestisce con Deutsche Bank 265 milioni di dollari e ha un gruppo iniziale di investitori guidato da Siemens insieme a Japan Bank for International Cooperation, Japan Oil Development, Nippon Oil Corporation, Development Bank of Japan e General Electric.
L’Italia, per ora, ha fornito tecnologia: é made in Italy, infatti, il futuristico Trasporto Rapido Personale. Messo a punto dalla Systematica (sede di Cagliari), si tratta di taxi elettrici che corrono su magneti a 40 chilometri all’ora. Due delle 87 fermate sono funzionanti: é sufficiente che il passeggero digiti la propria destinazione su uno schermo e un programma sceglierà per lui il percorso più breve, senza bisogno di conducente.
Non solo: Masdar ha già un ricco portafoglio di investimenti esteri, in particolare partecipazioni in aziende di energia solare in Spagna (la Torresol Energy Concentrating Solar Power), Germania e Stati Uniti (la Solargenix Concentrating Solar Power farm). Ma finora il progetto più ambizioso al quale sta partecipando il Masdar capital (3,1 miliardi di dollari) é il London Array, il maggior parco eolico offshore al mondo. Prevede 175 turbine in parte sommerse dal mare, circa 20 km al largo della costa del Kent. Produrrà 630 megawatt di elettricità per il Regno Unito nel 2012, mentre a progetto ultimato sará in grado fornire energia a circa un quarto delle abitazioni di Londra.
Gli expat occidentali pensano a Masdar come all’ennesima megalomania dello sceicco. La famiglia reale non è infatti nuova a progetti che a qualsiasi straniero parrebbero irragionevoli, a partire dal loro impatto ambientale. Al largo di Abu Dhabi, solo per citare un esempio, una lingua di sabbia in mezzo al mare è stata trasformata in un’isola verdissima (Sir Bani Yas Island), irrigata letteralmente in ogni centimetro quadrato grazie a tubi sotterranei con un consumo energetico inimmaginabile.
Quello di Masdar City, però, è un progetto davvero all’avanguardia, anche se non certo animato da una reale sensibilità per la tutela dell’ambiente: gli Emirati sanno bene che puntare sulle energie alternative è il vero business del futuro, anche perché il loro petrolio non durerà ancora a lungo. Non stupisce, quindi, se intorno alla città più ecologica del mondo, nessuno badi allo spreco d’acqua, manifesti il benché minimo stupore di fronte alla pista da sci di Dubai o si preoccupi se il 70% del consumo energetico serva per assicurare temperature invernali 365 giorni l’anno in tutti i grattacieli e centri commerciali. Sta comunque facendo qualche passo avanti anche Dubai.
Al recente Global Energy Forum é stato dichiarato che l’obiettivo per i prossimi anni é di tagliare del 30% il consumo energetico, diversificando le fonti: meno petrolio e più gas metano (gli Emirati ne estraggono l’1,6% della produzione globale), energia solare e nucleare (anche se dopo il terremoto in Giappone il progetto é stato ridimensionato). Nejib Zaafrani, direttore del Dubai Supreme Council of Energy ha ricordato che senza misure urgenti la domanda di energia aumenterà del 5% l’anno.
Impossibile da sostener per un emirato che ha ormai esaurito il suo petrolio e che continua ad espandersi a ritmi sostenuti. Ma Masdar sarà davvero una città modello per il futuro? È presto per dirlo. Di sicuro sta diventando il primo hub al mondo di energie pulite, per cervelli e capitali da tutto il mondo.
I numeri di Masdar:
– 7 chilometri quadrati di superficie
– 50.000 residenti
– 15.000 imprese commerciali e industrie per la fabbricazione e la vendita di prodotti ecocompatibili – 40.000 persone sono attese per lavorarvi ogni giorno
– 15.590 pannelli fotovoltaici solo sul tetto del Masdar Institute of Science and Technology
– 30 kw di elettricità e 80 litri d’acqua a disposizione ogni giorno per ciascun abitante
– tre i 200 e i 240 mw il fabbisogno complessivo della città ottenuti da fonti rinnovabili, per l’80% dal sole
– solo il 2% dei rifiuti finirà in discarica, tutto il resto sarà riciclato o utilizzato come biocombustibile, mentre l’acqua sarà rimessa in circolo, depurata e purificata, dopo essere stata usata
– il risparmio sarà di circa un milione di tonnellate di anidride carbonica l’anno