Chi ha paura di Equitalia?

Chi ha paura di Equitalia?

Quel pasticciaccio brutto di Equitalia. Il titolo del celebre romanzo di Carlo Emilio Gadda può rendere fedelmente l’idea di come sia stata (mal)gestita la questione che ha visto coinvolta Equitalia SpA, società a capitale pubblico cui è affidato il servizio di riscossione dei tributi.

La società Equitalia (51% capitale in mano all’Agenzia delle Entrate ed il restante 49% in mano all’Inps), prima Riscossione Spa, costituisce la sintesi del graduale accentramento del processo di riscossione voluto dal Ministro Tremonti per fronteggiare la scarsa raccolta (incasso) procurata dalle molteplici società di riscossione presenti sul territorio. Nel marzo 2007, pertanto, prende il via il progetto e si registrano da subito una serie di risultati positivi che danno ragione dell’intuizione del Ministro dell’Economia, nonché degli investimenti fatti e di quanto normativamente varato.

Equitalia ha assorbito il personale in precedenza destinato dai numerosi concessionari della raccolta dei tributi (circa 40 ed appartenenti al sistema bancario) alla riscossione, ne ha preservato le prerogative contrattuali proprie del personale contrattualizzato del settore del credito, gli ha riconosciuto profili più incisivi per esercitare il potere di riscuotere quanto preteso dall’Erario dopo la definizione di procedure di accertamento o pronunce dei giudici tributari. Dal 2007 ad oggi si sono registrati trend di crescita nella raccolta a due cifre e sono stati incassati solo nell’anno 2010 ben 10,6 miliardi di euro. Per assicurare questi risultati Equitalia si avvale di banche dati sempre più condivise con gli altri partner messi in campo per contrastare l’evasione (Agenzia delle Entrate, Inps, Ispettorato del lavoro, Anagrafe Tributaria) e di tecnologia che tiene monitorati processi e procedure. È così inevitabile che i tempi di ciascuna trattazione divengano certi e consentano anche una definizione con evidente impatto sul contribuente/debitore.

Bisogna ricordare che i “clienti” della società Equitalia Spa, salvo errori, sono contribuenti che per una serie di ragioni devono un quantum allo Stato, il più delle volte per non aver corrisposto interamente il dovuto al Fisco, per essere stati condannati dalla giustizia tributaria a versare quanto dovuto ovvero a corrispondere sanzioni o contravvenzioni non saldate. Accanto a tali categorie troviamo poi quelli che possono anche in buona fede aver non versato l’Ici, dimenticato di pagare il canone Rai e così via. Nulla di anormale, fin qui, se non che la platea di coloro che non sono in regola con l’Amministrazione fiscale genera in Italia un’imponibile evaso che raggiunge circa 300 miliardi di euro!

Tuttavia, la crisi che ha colpito il ceto produttivo da fine 2008 in avanti da un lato, il malcontento per le non sempre incisive e convinte soluzioni adottate dal governo dall’altro, hanno acceso una miccia che in prossimità delle recenti elezioni amministrative ha spinto la classe politica a mitigare l’efficacia delle norme correttamente varate negli anni precedenti. Il risultato? Accontentare una pluralità di potenziali elettori/sostenitori benché a spese di un processo efficace di incasso in un momento difficile per il nostro Paese. E infatti a quanto sopra fa seguito la rinuncia (poco credibile se non sollecitata) da parte di Equitalia alla riscossione municipale.