Quando si parla di Gian Piero Gasperini, si parla sopratutto di Genoa. D’altra parte dal luglio 2006 al novembre 2010, sono stati cinque anni di amore fra i rossoblu e quest’uomo di 53 anni, il nuovo allenatore dell’Inter. Questo malgrado sia nato a Grugliasco, Torino e in città, sponda bianconera, abbia passato anni e anni.
Per capire meglio chi è il nuovo allenatore dell’Inter bisogna andare a Pescara, anno di grazia 1987. Biancoazzurri ripescati in Serie B e in panchina, un certo Giovanni Galeone, quello che sarebbe diventato il Profeta dell’Adriatico. Gioco a zona, 4-3-3 e un calcio strepitoso. Gasperini in quella squadra fa 35 presenze, e tre gol. L’anno dopo la squadra del Delfino è in serie A, il nuovo allenatore dell’Inter segna 7 gol a fianco di gente come Sliskovic e il brasiliano Junior. A testimonianza che alcune cose rimangono, da pochi giorni il Pescara sarà allenato da Zdenek Zeman.
Galeone oggi ha smesso con la panchina, dopo la zona prima di Sacchi, dopo essere stato vicino al Milan, dopo i ritorni all’Udinese e a Pescara. Gasperini invece, dopo gli anni in riva all’Adriatico, ha chiuso con il calcio giocato e allenato 9 anni nel settore giovanile della Juventus, lo stesso dove si era formato come calciatore. Il suo vecchio allenatore l’ha comunque già benedetto sulla strada per il Meazza: «Ha carattere, sa trattare i giocatori, fa giocare bene, uno da Inter».
Approdato nella città della Lanterna dopo anni a Crotone, Gasperini riporta il Genoa in serie A, e inizia a scrivere il suo nome nella storia del derby genovese. Sull’altra panchina siede Walter Mazzarri, di cui Gasperini avrebbe dovuto prendere il posto a Napoli, prima che la società partenopea decidesse altrimenti. Ad ogni buon conto, vince tre derby di fila. «Giocare contro le sue squadre è sempre molto complicato. Le sfide contro di lui erano dei derby, c’era un bel carico di tensione. Ho sempre stimato Mazzarri e le sue squadre ma non c’è tanta simpatia reciproca, anche nel modo di fare certe dichiarazioni». Sono gli anni di Diego Milito, il Principe, e Thiago Motta e ancora di Criscito (via Juve), il capitano Marco Rossi e Rubinho in porta. Anche gli sfortunati Bosko Jankovic e Luciano Figueroa, presunto erede di Diego Milito dopo che era approdato all’Inter.
Il gioco di Gasperini, due ali larghe e un centravanti di ruolo, due laterali di corsa a centrocampo e tre difensori, è fra i migliori del campionato. I rossoblu arrivano anche quarti e si qualificano all’Europa League (la coppa Uefa). L’allenatore piemontese riesce a infilare anno dopo anno, anche con un presidente agitato come Preziosi. Di lui dice: «Ci stimiamo: lui ha fiducia in me e io ricambio. L’anno scorso c’è stata qualche divergenza sul mercato, ma lo capisco: noi siamo il Genoa e dobbiamo pensare al bilancio oltre che ai risultati». Ogni anno infatti la rosa cambia ma qualcosa, nel 2010, si rompe. E arriva l’esonero, dopo due sconfitte, una in casa con l’Inter e la successiva a Palermo.
Sembrano lontani i complimenti di Mourinho, che dopo uno 0-0 con il Genoa, aveva detto: «Gasperini è l’allenatore che mi ha messo più in difficoltà. Io cambiavo, lui si adattava». A Moratti, in questa estate di addii e rifiuti, primo fra tutti quello di Leonardo, sarà forse tornato in mente. Al Luigi Ferraris, c’era lo striscione Gasperson, crasi fra Gasperini e l’ultra decennale allenatore del Manchester United Alex Ferguson, tanto era entrato nel cuore dei genoani. Chissà se Gasperini riuscirà ad imporsi nello spogliatoio dell’Inter – non proprio facilissimo, dopo la cacciata di Benitez – e anche dopo i no di Marcelo Bielsa e Guus Hiddink, gli abboccamenti con Fabio Capello e Sinisa Mihajlović.
Tutto da vedere anche il mercato, dopo la rinuncia al successore portoghese di Mourinho sulla panchina del Porto, Villas Boas. «Il mercato in questo momento è impazzito, ed è impossibile competere. Dobbiamo organizzare il nostro bilancio secondo i parametri del fair play finanziario», ha detto Marco Branca, uomo mercato nerazzurro. A Gian Piero Gasperini da Grugliasco, gioventù in bianconero e anni importanti a Genova, il compito e la sfida di andare oltre la «la piena soddisfazione per la scelta» espressa dal presidente Massimo Moratti.