Signor Presidente, Signori Consiglieri,
Il recente risultato elettorale e l’esito dei referendum dimostrano che i milanesi hanno deciso di aprire, nella loro città, una nuova stagione politica. È un cambiamento che coincide con un sentimento di grande, entusiasmante impegno e con una rinnovata volontà di partecipazione alla vita pubblica.
Milano vuole ritrovarsi di nuovo unita intorno a un obiettivo comune. Milano vuole trasformare il sogno in realtà. Milano vuole tornare ad essere la capitale morale ed economica del nostro Paese. E vuole farlo mettendo in gioco se stessa. Il nostro compito è quello di cogliere e indirizzare questo risveglio civico e di trasformare la volontà di contribuire a questo cambiamento in uno strumento di crescita collettiva.
Questa prima seduta del Consiglio comunale può essere già l’inizio di un nuovo percorso, che restituisca a quest’ assemblea il compito di parlamento della città; il Consiglio Comunale deve essere, ne sono convinto, un luogo aperto, partecipato dai cittadini, un’istituzione da rispettare; la sede e il modello di un confronto civile, il cuore di un nuovo corso amministrativo, politico, sociale, culturale per Milano.
Prima di intervenire sulle linee programmatiche che intendo realizzare nel corso del mandato, voglio ringraziare, a nome di Milano, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, garante della nostra Costituzione e sostenitore di un rapporto sempre più stretto tra Istituzioni e cittadini. Un grazie all’Arcivescovo di Milano, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, per la sua capacità di destare l’attenzione della città e dei suoi amministratori sui temi dell’accoglienza e della solidarietà; per il suo monito morale e civile e per il suo impegno a favore dei più deboli.
Mi congratulo con il nuovo Presidente del Consiglio Comunale, Basilio Rizzo, che per la sua lunga esperienza e per il rigore con cui ha svolto per anni il ruolo di consigliere comunale rappresenta per tutti, ne sono profondamente convinto, una garanzia di corretto e trasparente svolgimento dei lavori di questa Assemblea.
Sento di avere una grande responsabilità. A Milano è avvenuto qualcosa di inedito sulla scena politica: si è aperta una nuova stagione che ha riportato al centro un’Italia che sembrava offuscata, nascosta. Quest’Italia – questa Milano – chiede a gran voce innanzitutto di essere protagonista della scelte della città e, quindi, di partecipare attivamente alla vita collettiva; e chiede, a chi è stato eletto, coraggio nell’immaginare, e nel costruire, un futuro migliore per tutti; il che significa anche saper rinunciare a quei piccoli privilegi che hanno contribuito a creare un fossato tra i cittadini e i loro rappresentanti.
Per esempio non vi saranno nel nostro comune, “auto blu”. Abbiamo delle piccole Punto bianche in condivisione… e ne faremo uso con la dovuta sobrietà. Si tratta, certo, di piccole cose che però possono essere indicative di un rapporto paritario tra cittadini e chi li rappresenta. Piccole cose che, però, si conciliano anche con l’avere aspettative alte, col sentirci un po’ demiurghi, col credere che è possibile immaginare una città diversa e realizzarla davvero.
Altri l’hanno fatto. E noi lo faremo.
1 – Detroit, schiacciata dalla crisi dell’ auto, era una città che sembrava finita; è diventata una Mecca per i giovani artisti;
2 – Amburgo ha affrontato la crisi della presenza industriale inventandosi capitale dell’ecologia.
Il destino di Milano è nelle nostre mani: noi dobbiamo riconoscere e affrontare i problemi irrisolti. Da quelli piccoli a quelli grandi. Il progetto di futuro che vogliamo costruire dipende soprattutto da noi. L’aria del cambiamento, per dare risultati concreti, non può però restare circoscritta a Milano. Una città non è una monade, né un castello con i ponti levatoi alzati. Non sarà possibile nessun cambiamento reale, né la soluzione di problemi globali – l’aria, l’acqua, il traffico… – se non riusciremo a rendere concreto il concetto di una città aperta che sviluppi rapporti costruttivi con la città metropolitana e si apra, nei fatti e non a parole, all’Europa, al Mediterraneo e al mondo intero. L’obiettivo è di costruire attrazione di risorse, una migliore convivenza e una maggiore coesione tra quelle parti di umanità dell’intero pianeta che hanno scelto il nostro territorio per lavorare e per vivere.
Il nostro successo è stato costruito oltre che dal nostro lavoro, da quello di tantissime persone che hanno scelto di unirsi a noi, dimostrando che siamo in tanti a volere una città nuova:
1) nuova fuori e quindi più bella, più verde, più pulita, più efficiente;
2) nuova dentro: più solidale, più accogliente, più generosa, più attenta, più giusta, più trasparente.
Milano ci ha insegnato qualcosa. Milano ha insegnato a tutto il Paese che la buona politica è un valore che dà prestigio all’immagine di una città e, nello stesso tempo, consente di offrire risposte efficaci ai bisogni delle persone. Moralità, rispetto dell’altro, correttezza nei comportamenti: i cittadini hanno detto chiaramente che vogliono che la politica riscopra una dimensione etica. Vogliono che i loro rappresentanti riconoscano la virtù, cioè il merito, le competenze, le capacità, l’onestà, l’integrità e la generosità verso la città. Vogliono che l’istituzione cittadina sia il primo modello di equità e che, col suo esempio, promuova quel senso civico che è una delle migliori tradizioni di Milano.
I cittadini ci hanno affidato un compito difficile: fornire una risposta credibile alla loro domanda di cambiamento. Da parte mia ci metterò il massimo di impegno. Lavorerò guardando al futuro, ma anche cercando negli esempi del passato una guida e, permettetemi di dirlo, il coraggio di superare le difficoltà che non mancheranno. Milano è stata la culla di un riformismo municipale che ha offerto esempi luminosi di sapienza e lungimiranza amministrativa. Quegli esempi illumineranno il mio cammino.
Penso a questa legislatura come a una legislatura costituente. Costituente soprattutto nella ricostruzione di solide relazioni con la città, che avevano fatto grande Milano, e che si sono come sfilacciate con il tempo. Occorre rafforzarle per ridare vigore alla città in tutti i campi in cui ha sempre primeggiato: l’economia, il lavoro, l’impresa, le professioni, il welfare, la cultura. Lo faremo grazie al contributo di personalità di primo piano della politica e della società civile. Lo faremo attraverso una rete di delegati, di consulte, di agenzie presenti e attive sul territorio. Ma lo faremo soprattutto coinvolgendo coloro che sono stati ai margini della politica. Daremo voce a tutte le diverse componenti della società milanese.
E in questo avranno un ruolo rilevante i consigli di zona, che saranno vere e proprie municipalità – con poteri reali, risorse sufficienti e una parte di bilancio partecipato – in grado di svolgere un ruolo di mediazione nella partecipazione concreta dei cittadini sui problemi della città e di proporre soluzioni concrete ai problemi delle singole zone.
A proposito di bilancio, non posso esimermi dal dire – è mio dovere di trasparenza – fin da subito parole chiare: un primo esame conferma quanto già i revisori del comune di Milano avevano rilevato e cioè che, dal controllo sugli equilibri di bilancio, emerge “un andamento assai negativo delle entrate che compromette l’equilibrio di bilancio sia di parte corrente che dei saldi utili ai fini del rispetto di patto di stabilità”.
Sul bilancio del Comune, e sull’effettiva situazione rispetto a quella che ci è stata comunicata, faccio fin d’ora ogni riserva e darò immediate comunicazioni non appena saranno terminate le doverose verifiche.
Da parte nostra, intendiamo realizzare un Patto per la Città che si traduca in sviluppo economico aumento della competitività, del benessere, della crescita sociale e culturale. Vogliamo altresì dare inizio a una Legislatura che promuova uno stile nuovo fatto di educazione civica e di rispetto della dignità di tutti. Uno stile nuovo nel modo di rapportarci con il Consiglio comunale, con i gruppi consiliari, con i lavoratori e le lavoratrici dell’amministrazione comunale.
L’Amministrazione deve essere un’organizzazione modello, al servizio del bene comune, un esempio di cultura gestionale positiva che contribuisce a promuovere il cambiamento.Per questo intendiamo valorizzare il capitale umano e professionale dei dipendenti del Comune favorendo le pari opportunità; la conciliazione della famiglia e del lavoro; in modo che essere genitori non escluda l’accesso alla carriera e alle relazioni sindacali o non costringa, come purtroppo accade, a lasciare il posto di lavoro. Chi lavora in Comune dovrà ritrovare l’orgoglio di dire “io lavoro per il bene della città, di chi ci vive e di chi ci lavora”.Occorre costruire nuove soluzioni organizzative che valorizzino capacità, passione e competenza. E’ questo un interesse primario dei cittadini e in particolare di quelli che più hanno bisogno dei servizi pubblici. È un interesse del sistema economico poiché migliora l’efficienza della macchina comunale. È un interesse per chi nel pubblico lavora oggi o vuole farlo domani.
Lavoreremo con impegno: per ridare speranza a una Milano che vuole riprendere a crescere e alle famiglie che domandano nuove politiche sociali, per dare risposta ai lavoratori e alle lavoratrici che chiedono un’occupazione dignitosa, che consenta di costruire un futuro per loro e per i loro figli. Il che vuol dire anche combattere la precarietà. per restituire presente e futuro ai giovani che debbono essere protagonisti della loro vita e della vita della città, per garantire alle imprese che vogliono competere un contesto di concorrenza trasparente.
Una Milano in grado di valorizzare la sua grande tradizione di solidarietà e di città aperta e accogliente.
Una città:
1) orgogliosa della sua storia di sviluppo civile e sociale, del suo ruolo di capitale del lavoro, del suo contributo alla democrazia e alla partecipazione.
2) in grado di generare futuro per le nuove generazioni; di dare opportunità, casa e lavoro ai giovani;
3) Una città capitale dei saperi e della cultura, che punta a valorizzare l’istruzione pubblica, la ricerca, la produzione culturale di qualità non solo in centro ma anche nelle periferie.
Vogliamo valorizzare uno dei simboli dello straordinario patrimonio culturale della città: le Scuole civiche, che devono tornare a essere un fiore all’occhiello di Milano.
Vogliamo una Milano che riconosca e affermi i diritti fondamentali civili e sociali. Una Milano capitale di un welfare che non lasci ai margini le persone anziane e le persone in difficoltà. Una città che sappia dare risposte concrete – perché è giusto, non perché è buono – ai temi della disabilità e che renda visibili coloro che oggi sono spesso costretti a restare invisibili. Una città che promuova l’autonomia personale di chi ogni giorno si misura con ostacoli materiali e barriere architettoniche che dobbiamo rimuovere. Una città a misura di bambino e, quindi, a misura di tutti. Una Milano che promuova processi di vera cittadinanza e partecipazione attiva. Una Milano in cui si possa vivere senza venire discriminati per le proprie idee o stili di vita, in cui nessuno si senta solo o straniero.
I cittadini hanno espresso anche attraverso i Referendum la loro determinazione al cambiamento. Costruiremo una città più verde e più vivibile; l’ambiente e la sostenibilità saranno tra le nostre priorità e colmeremo la distanza che, su questi temi, ci separa dai migliori modelli europei. Affronteremo i grandi temi dell’inquinamento, del traffico, della valorizzazione della Darsena e dei Navigli, come temi dai quali dipendono la qualità della vita e la salute dei cittadini. Sarà quindi nostro impegno tradurre in atti di governo gli indirizzi espressi dai cittadini durante la consultazione referendaria Milano deve riprendere a costruire il proprio futuro, nel rispetto della volontà dei cittadini: Anche per questo ci impegniamo fin d’ora ad esaminare e a valutare le osservazioni presentate da cittadini e da numerose associazioni al P.G.T (Piano di governo del territorio): non solo per rispetto di quella democrazia partecipativa alla quale crediamo fermamente ma anche perché siamo profondamente convinti che, in quelle osservazioni, vi sia una grande ricchezza per il futuro della città. Una città in cui non vi siano più abitanti senza casa e case senza abitanti.
Vogliamo una Milano che colga la grande opportunità di Expo 2015 lasciando in eredità ai cittadini più occupazione, più sviluppo, più relazioni internazionali; che offra soluzioni per combattere la fame, la sete e le malattie e che faccia dell’Expo un’occasione di dialogo tra culture diverse, di diffusione di conoscenze, di apertura al mondo e di progetti di cooperazione internazionale che possano contribuire a contrastare la povertà nell’ottica di quello che non può rimanere una slogan “nutrire il pianeta.-energie per la vita”.
Sono consapevole che nelle tracce di un programma non si può comprimere un’enciclopedia. Chi dunque volesse setacciare questo mio intervento per vedere cosa non c’è o cosa è insufficientemente trattato avrebbe gioco facile. Il tema della sicurezza, ad esempio, è un tema rilevante che non intendiamo sottovalutare. Ma, su questo tema e su altri che il tempo non mi permette di sviluppare. quello che mi preme sottolineare è la vera priorità metodologica del nostro operare: noi opereremo avendo come faro la cultura della prevenzione. E dunque protocolli seri di sperimentazione per assicurare ai cittadini i risultati senza clamori, senza risse, senza le vesti stracciate del giorno dopo. Mi auguro – e auguro a tutti – di potere inquadrare questo tema nella registro della normalità e non in quello della patologia dell’emergenza perenne.
Cari Consiglieri,
qualcuno penserà che un discorso di insediamento serva solo per elencare le buone intenzioni. Ma so che la memoria può diventare un giudice micidiale: proprio per questo una buona intenzione – direi programmatica – la voglio ancora dire. Riguarda il rapporto con questa aula, attraverso cui si parla nel modo più istituzionale anche alla città, col proposito di dire la verità. Sapendo che Seneca ci ammoniva sul fatto che la verità “bisogna dirla solo a chi è disposto ad intenderla”. Io considero i miei concittadini in grado di misurarsi anche con problemi gravi, comunque disposti a fare la loro parte, ove informati e coinvolti. Quasi tutta l’Europa funziona con questa etica. Abbiamo davanti a noi un grande lavoro da compiere, ognuno con la propria storia, con le proprie opinioni, con la propria funzione.
È una sfida entusiasmante. Ci accomuna, ne sono convinto, la volontà di operare bene per Milano. Le differenze sono una ricchezza che possiamo mettere al servizio della città. Il mio compito sarà quello di guidare un progetto di cambiamento a cui ciascuno può contribuire nel modo che riterrà più giusto e più opportuno. Ho fiducia che daremo tutti il meglio di noi stessi. Ed è con questo proposito, in qualche modo severo anche con me stesso, che vi auguro e mi auguro di lavorare tutti per il bene di Milano.
Grazie.