L’Europa non è pronta a un fallimento della Grecia. Secondo Bloomberg l’eventuale default di Atene non solo potrebbe aumentare il timore di un contagio, amplificando la crisi dell’Eurozona, ma non sarebbe nemmeno sostenibile dalle banche europee. Questo non solo perché, secondo la Banca dei regolamenti internazionali (Bri), sulla testa degli istituti di credito dell’eurozona ci sono oltre 160 miliardi di dollari a rischio, ma perché la salute del segmento bancario è sempre più precaria. Nonostante ciò il rollover, cioè il concambio peggiorativo dei titoli di Stato detenuti in portafoglio, sembra essere la soluzione più vicina, avallata anche dalla Banca centrale europea.
L’esposizione totale delle banche europee, secondo la Bri, è di 136, 317 miliardi di euro, quattro dei quali sono detenuti da istituti italiani.Il grosso del pacchetto è in mano alla Francia, con 56,74 miliardi di dollari, 14,96 dei quali in bond. Segue la Germania, con 33,974 miliardi, di cui 22,651 in titoli di Stato. L’Italia può sorridere rispetto a Berlino e Parigi, dato che ha un’esposizione di 4,085 miliardi di dollari. Tuttavia, non ci sono solo in ballo quasi 137 miliardi. No, perché alla voce “altre esposizioni” l’istituzione di Basilea mette insieme tutti i contratti sui derivati e gli altri capitoli di perdite possibili. Si scopre quindi che sull’Europa ballano 162,428 miliardi di dollari, sulla Francia 64,777, sulla Germania 39,923 e sull’Italia 5,778 miliardi.
Berlino e Parigi ora tremano di fronte alla possibilitàdi un default ellenico. Secondo la banca statunitense Goldman Sachs sono sei le banche europee maggiormente coinvolte nello scenario più avverso per Atene. Al primo posto troviamo la francese Bnp Paribas con 5 miliardi di euro, seguita dalla belga Dexia con 3,5 miliardi e dalla tedesca Commerzbank con 3 miliardi. Poco sotto ci sono il colosso transalpino Société Générale con 2,7 miliardi di euro di esposizione, l’olandese Ing con 2,4 miliardi e la maggiore banca tedesca, Deutsche Bank, con 1,6 miliardi. Simile la visione di Ubs, che il 20 aprile scorso non aveva usato mezzi termini: «La Grecia ristrutturerà il suo debito nel 2012». Con questa predizione, l’istituto elvetico di Oswald Grübel aveva fornito anche le cifre inerenti i titoli a rischio nei portafogli delle banche europee, evidenziando le stesse sofferenze notate da Goldman Sachs.
Nel suo complesso, il debito greco è pari a 340 miliardi di dollari. Questa è la cifra calcolata da Goldman Sachs e Citi, che hanno anche reso noto un altro aspetto. Anche considerando le misure di austerity e i programmi di privatizzazione, il debito pubblico ellenico dovrebbe superare quota 170% entro la fine del 2012. Un elemento, questo, che getta una pesante ombra sulle banche europee che a fronte di un peggioramento dei conti pubblici greci (e quindi un aumento del rischio default), potrebbero generare ulteriori perdite dai titoli di Stato detenuti in portafoglio. Questo ancora prima dell’haircut, il taglio al valore nominale dei bond sottoscritti, che per le due banche americane potrebbe essere fra il 50 e il 75% nel caso fosse scelta tale soluzione. I timori delle perdite bancarie è infatti il più grande spauracchio di Bruxelles, considerato l’attuale stato del segmento.
Nel frattempo, ora è la Bce che sta esortando gli istituti di credito a riscadenzare il proprio debito. Il presidente dell’Eurotower Jean-Claude Trichet ha chiesto ufficialmente di adottare il rollover, ovvero l’acquisto di nuovi titoli di Stato in sostituzione di quelli in scadenza. «Tecnicamente non è un default, dato che sarebbe su base volontaria», ha spiegato Trichet. È invece, secondo il banchiere francese, «qualcosa che la Bce potrebbe ritenere appropriata». Di opinione differente è Moody’s. L’agenzia di rating americana, come anche Standard & Poor’s e Fitch, ha definito «improbabile» che un rollover possa essere effettuato volontariamente, tacciando quindi questa opzione come «un evento creditizio assimilabile al default». Il giudizio di Moody’s su quel che sarà dopo il rollover è lapidario: «Se le autorità mostrano una volontà di imporlo al settore privato, il rischio di default si allargherebbe altrove», ha detto Bart Oosterveld, direttore della divisione Debiti sovrani della società di rating.
Differente la visione di Bob Traa, responsabile della missione del Fondo monetario internazionale in Grecia. «Non è vantaggioso far scattare scenari di ristrutturazione del debito», ha detto Traa. Ma non solo. Secondo il funzionario, «la dilazione dei rimborsi agli obbligazionisti è una questione tecnica e non dovrebbe costituire una ristrutturazione». Parole che sconfessano le convinzioni delle società di rating. Ma che non cancellano la paura che sta invadendo gli animi dei banchieri europei.