L’idea è venuta un mese fa, dopo la batosta alle elezioni amministrative. Nel Popolo della libertà tirava aria di resa dei conti, culminata con la nomina di Angelino Alfano a segretario nazionale del partito, mentre prendeva piede l’idea delle primarie promossa e testardamente sostenuta da un gruppo di blogger. Stavolta però il suggerimento che arriva sempre da internet è che Silvio Berlusconi dovrebbe abbandonare.
«Il Centrodestra che chiede le dimissioni di Berlusconi»:il nome della pagina creata su Facebook non lascia molto spazio all’interpretazione. «Come elettori di Centrodestra chiediamo le dimissioni immediate di Silvio Berlusconi e la sua sostituzione con un altro leader che attui il programma di governo», si legge. E ancora: «Il gruppo in questione è formato da persone che riconoscono il valore e l’importanza della stagione politica di Silvio Berlusconi ma credono che quella stagione sia finita». Una di queste persone, l’autore della pagina, è Andrea Lenci: studente di architettura all’università di Firenze, è anche uno dei gestori del sito Scenari Politici, dove passare in rassegna numeri e sondaggi.
Il gruppo su Facebook che chiede un passo indietro a Silvio Berlusconi
«La politica italiana si è spesso ricoperta di ridicolo, ma fino a questo punto io non me lo ricordo», racconta Andrea che non vuole di certo essere confuso per un futurista qualsiasi: «Sono un elettore, un comune cittadino e sono certo che ce ne sono tanti altri che la pensano come me. Il mio non è un tornaconto politico come quello che hanno cercato di fare i finiani». Il guaio è che manca una linea politica, mentre si sono riproposte “certe situazioni imbarazzanti” e il centrodestra si è presentato alle ultime elezioni “con amministrazioni uscenti non brillanti come nel caso di Milano».
La soluzione sarebbero le dimissioni del capo, «perché c’è un problema Berlusconi. E uno statista, come tende a definirsi lui, dovrebbe rifletterci sopra e prendere in seria considerazione l’ipotesi di lasciare». Un Cavaliere giunto al capolinea e un modo per ripartire che passa dalle primarie, anche per capire «se il Pdl voglia essere liberale o la copia del Psi». Con l’arrivo della manovra economica, il malcontento del gruppo si è riacceso: questa maggioranza ha tradito le aspettative degli elettori su Irap, tasse e spesa pubblica e se per Andrea «Giulio Tremonti fino al 2010 è quello che tenuto sotto controllo i conti, nelle ultime settimane sembra la riproposizione di Vincenzo Visco».
Tra i sostenitori della pagina c’è David Mazzerelli, coordinatore dei Tea Party italiani: «Berlusconi ha tirato i remi in barca, non ha più il piglio del predellino o di altre occasioni. Questo governo non mi sembra più in grado di portare avanti il Paese fino al 2013, ma solo di tirare a campare». Dopo i riferimenti alle tanti occasioni mancate degli ultimi anni – prima fra tutti quella di non aver creato una cultura liberale -, il discorso finisce inevitabilmente sull’economia e Mazzerelli non impiega troppo a definire socialista l’ultima manovra. Se si parla di Berlusconi, si parla anche dell’uomo che ha voluto al suo fianco: Tremonti. «Negli anni ha maturato una visione ben lontana da quella dello ‘Stato criminogeno’ del ‘94», ricorda il coordinatore dei Tea Party. «La spesa pubblica resta alta e le tasse aumentano. È vero che la barca non è ancora affondata, ma bisognerà valutare a che prezzo».
L’immagine della campagna lanciata da Daw
«Berlusconi non deve dimettersi, soprattutto se l’alternativa è un governo Pisanu», ribatte deciso Diego Destro, autore di Daw. Non nasconde, anzi ribadisce i concetti espressi in altre occasioni per cui il centrodestra non sta bene e che la batosta elettorale non è servita a nulla. Ritiene di sinistra questa finanziaria, «ha le stesse misure contro le quali il Cavaliere ci portava in piazza», ma le dimissioni sono un altro paio di maniche.
Per Destro, sempre ammesso che si possa prevedere quando arriverà la fine del premier («Ce lo siamo detti tante volte e poi non è mai accaduto»), Berlusconi diverrà una sorta di Eugenio Scalfari del centrodestra, visto che la sensazione «è che non voglia più candidarsi». Quanto a Tremonti, «è il più grande liberale d’Italia quando è in campagna elettorale» e dovrebbe essere lui ad andarsene dopo l’approvazione della manovra questo venerdì.
Nessun passo indietro nemmeno per Simone Bressan, di RightNation: Berlusconi deve rimanere presidente del Consiglio. «Personalmente sono assolutamente contrario alle dimissioni fuori dal quadro del risultato elettorale, per principio», afferma. «Tra l’altro, se c’è una cosa che dobbiamo a lui è quella di averci permesso di votare direttamente il candidato premier, prima non accadeva». Rinunciare oggi al Cavaliere per il centrodestra sarebbe un salto nel buio, «mandare via Berlusconi per poi fare cosa?», si domanda. E lo stesso ragionamento lo applica a Tremonti, «figura controversa ideologicamente ed economicamente». «Nel 1994 era quello della detassazione degli utili. Nel 2001 è stato il superministro, nel 2006 è stata una figura di punta quando Forza Italia era all’opposizione. Adesso è di nuovo il superministro. Ma anche nel suo caso, rinunciare a lui potrebbe essere pericoloso».